Il dipartimento delle Pari Opportunità, in  occasione della Giornata Mondiale contro il Razzismo, ha realizzato un videogame che si chiama: “Nei miei panni”, attraverso il quale c’è la possibilità di immedesimarsi, nei panni, appunto, di uno straniero nel nostro Paese e vivere, virtualmente, per un mese, la sua vita, che sicuramente è piena di problemi, speranze e difficoltà.
Molto spesso chi ci prova fallisce la missione,  perché vivere da immigrato, nel nostro Paese, non è facile. E il  gioco online promosso dall’Ufficio nazionale antidiscrminazioni razziali (Unar) del Dipartimento per le Pari opportunità, lo dimostra pienamente.
Modou, Katerina e Amhed sono i tre stranieri, attraverso i quali si vive questa esperienza virtuale, loro sono in Italia in cerca di fortuna, il game è una sfida che dura 30 giorni, dove ci si scontra con le difficoltà di comunicazione, il razzismo, gli imprevisti sul lavoro, il contatto con le famiglie lontane e i problemi di salute.
Molto spesso si perde, in questo gioco le possibilità di riuscita sono solo il 10%, meno che nella realtà, ma serve per far capire le problematiche degli immigrati.
Le storie sono inventate, ma si basano sulle statistiche delle chiamate che arrivano al nostro contact center per segnalare episodi di discriminazione e sui dati Istat o Caritas. ” dice Paola Di Lazzaro, dell’Unar.

Il gioco, che è online dai primi di marzo, fa parte di una campagna di sensibilizzazione promossa dall’Unar per la Giornata Mondiale contro il Razzismo, e quale che sia il risultato finale, lo scopo è quello di avere la consapevolezza che, in Italia, la vita degli immigrati è molto più complicata di quanto si possa immaginare.
Giusy Clausino

 Visita il game: Gioca nei miei panni

 

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Di Redazione

Notizie Migranti è un coraggioso esperimento di giornalismo interculturale. Il progetto nasce nel 2010, in un periodo di razzismo strisciante che impedisce la convivenza civile tra persone di culture diverse si è voluto dare vita ad una informazione, con la presenza in redazione anche di giovani migranti, che affronta il tema immigrazione come risorsa e non come problema, che evita toni sensazionalistici e allarmistici trattando i cittadini stranieri come soggetti e mai come oggetti.

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