khalid chaoukiROMA – Sul caso di Lampedusa ci sono delle precise responsabilità politiche che non si possono ascrivere solo al ministero dell’Interno, ma che riguardano anche e soprattutto il ministero dell’Integrazione che più di tutti avrebbe dovuto tutelare i diritti dei migranti.

Non usa mezzi termini il deputato del Pd Khalid Chaouki sul ruolo ormai solo “simbolico” della ministra Cécile Kyenge. “Questo è il momento di fare un bilancio – spiega a Redattore sociale – Dopo la tragedia dell’ottobre scorso siamo stati tutti a Lampedusa, abbiamo pianto coi morti e denunciato tutti insieme le gravi condizioni disumane e incivili del centro per un paese come l’Italia. Oggi un ministero come quello dell’Integrazione deve dare delle risposte concrete, non bastano più il pianto e la condanna. Abbiamo sollecitato la nostra ministra, e lo facciamo ancora, a fare una pressione in più sul governo per predisporre un piano di accoglienza degno di questo nome”.

Un attacco quello di Chaouki, particolarmente forte e significativo, perché arriva da quella parte del Pd più vicina alla ministra. E il deputato non nasconde il timore di un effetto boomerang su tutto il Partito democratico. “Abbiamo applaudito alla scelta fortemente simbolica del premier Letta di eleggere come ministro Cecile Kyenge, ma oggi questa non può e non deve rimanere una scelta solamente simbolica – aggiunge – spetta alla ministra dare atto di una presa di coscienza e di responsabilità maggiore, non vogliamo che la sua presenza nel governo passi solo come un modo per ripulirsi le coscienze. È compito del governo darle uno spazio maggiore ma è compito anche suo dare risposte concrete non solo agli immigrati ma a tutti gli italiani, anche a quelli che l’hanno criticata in questi mesi, che devono avere delle risposte chiare su come quel ministero deve e può funzionare in una fase così difficile”.

Chaouki chiede inoltre alla ministra di “alzare la voce” anche su un altro tema a lui particolarmente caro, quello della riforma della cittadinanza con l’introduzione dello ius soli. “In Parlamento stiamo facendo pressione perché a metà gennaio finalmente si calendarizzi la discussione della riforma sulla cittadinanza – aggiunge – ma il governo ha molti strumenti in più dei nostri. Sulla cittadinanza, sul superamento dei Cie e sull’abrogazione della Bossi-Fini il governo deve pronunciarsi, e su questo la ministra Kyenge rappresenta la nostra storia e il nostro percorso dentro il governo. Come altri hanno sostenuto la battaglia dell’Imu, anche i diritti di cittadinanza e i diritti civili devono avere rappresentanti che al momento giusto devono pretendere da questo governo iniziative concrete – conclude -. La ministra deve alzare la voce, anche per preservare il suo ruolo e la sua esperienza che non può passare solo come un’esperienza di simpatia verso i nuovi italiani ma deve rappresentare un cambiamento reale nelle politiche dell’immigrazione di questo paese”.

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Di Michele Docimo

Aversano (in prestito a Trieste), eterno indeciso: giornalista free lance, comunicatore sociale, fotoreporter, videomaker, copywriter, storyteller, formatore, speaker ed autore radiofonico. Dirige NOTIZIE MIGRANTI [www.ntoziemigranti.it] e CONTRASTOTV [www.contrastotv.it]. E’ presidente di MIGR-AZIONI APS [www.migr-azioni.info]. A sei anni ha imparato a leggere e da allora non ha più smesso. Oggi sta cercando di imparare a scrivere. È convinto che gli africani salveranno gli italiani.

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