rifugiatiLa Svizzera non può rispedire richiedenti asilo afghani in Italia se prima non accerta che i loro diritti fondamentali siano rispettati e che venga data loro, nel nostro paese, un’accoglienza dignitosa.

A stabilirlo è una sentenza pronunciata oggi dalla Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo riguardante il caso di una coppia proveniente dall’Afghanistan e dei loro sei figli, la cui richiesta di asilo non è stata presa in considerazione dalle autorità svizzere. Una sentenza che fa discutere e che mette di fatto in discussione il regolamento di Dublino, secondo il quale è il primo paese di arrivo del rifugiato quello incaricato di trattare la domanda di asilo.

E la coppia di afghani e i loro sei figli erano stati identificati proprio in Italia, dopo il loro arrivo in Calabria, e ospitata nel Cara di Bari. Una permanenza durata pochi giorni, quindi la partenza per l’Austria e, successivamente, l’arrivo in Svizzera.

La sentenza di oggi
. La Corte ha rilevato come, vista la situazione attuale dei centri di accoglienza in Italia, e in assenza di informazioni specifiche e affidabili sulla struttura di destinazione finale dei richiedenti asilo, se la Svizzera li rispedisse nel nostro paese applicando la Convenzione di Dublino, rischierebbe di violare l’articolo 3 della Carta Europea dei Diritti Fondamentali che proibisce i trattamenti inumani e degradanti.

A destare particolare preoccupazione, per il tribunale europeo, è il rispetto dei diritti dei minori e il fatto che la famiglia possa restare unita anche una volta rispediti i suoi componenti in Italia. Per questo la Corte chiede, prima che la Convenzione di Dublino sia applicata, che la Svizzera riceva garanzie individuali sufficienti sia sui coniugi che sui loro sei figli riguardo alle modalità in cui verranno accolti nel nostro paese.

I diciassette giudici della camera grande della Corte hanno notato, in particolare, la differenza fra le richieste di asilo ricevute dall’Italia nel 2013 (14.000) e il numero di posti (9630) a disposizione nelle strutture di accoglienza dello Sprar (Sistema per Profughi, Richiedenti Asilo e Rifugiati). Altre carenze che hanno portato la Corte ad emettere la sentenza di oggi sono state quelle rilevate dall’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati per quanto riguarda problemi nelle condizioni in cui i richiedenti asilo sono alloggiati anche quando viene messo a loro disposizione un posto nei centri di accoglienza e difficoltà di accesso a supporto legale, assistenza psicologica e cure mediche all’interno di tali centri. Ciò sebbene anche l’organismo delle Nazioni Unite abbia lodato gli sforzi che il nostro paese ha fatto per migliorare la situazione dell’accoglienza di profughi e richiedenti asilo.

Tutto considerato, i giudici di Strasburgo hanno stabilito che il rischio che gli afghani, una volta rispediti in Italia, vengano alloggiati in centri sovraffollati e poco salubri e che fossero soggetti a violenze non è infondato. Da qui l’invito alla Svizzera a richiedere alle autorità italiane garanzie individuali sufficienti per ogni componente della famiglia, e in particolare per i figli, vista la minore età dei bambini.

Parliamone...

Di Michele Docimo

Aversano (in prestito a Trieste), eterno indeciso: giornalista free lance, comunicatore sociale, fotoreporter, videomaker, copywriter, storyteller, formatore, speaker ed autore radiofonico. Dirige NOTIZIE MIGRANTI [www.ntoziemigranti.it] e CONTRASTOTV [www.contrastotv.it]. E’ presidente di MIGR-AZIONI APS [www.migr-azioni.info]. A sei anni ha imparato a leggere e da allora non ha più smesso. Oggi sta cercando di imparare a scrivere. È convinto che gli africani salveranno gli italiani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *