La Cassazione con sentenza 11312 del 26 Aprile 2019 ha stabilito che, per la bocciatura della richiesta d’asilo, i giudici non possono basarsi solo su “generiche fonti internazionali” che attestano l’assenza di conflitti nei Paesi di provenienza dei richiedenti che dichiarano un rischio in patria per la loro vita; si esortano, inoltre, i magistrati a evitare “formule stereotipate” e a “specificare sulla scorta di quali fonti” abbiano acquisito “informazioni aggiornate sul Paese di origine” dei richiedenti asilo; il giudice deve accertare “anche d’ufficio se, e in quali limiti, nel Paese di origine” dello straniero “si registrino fenomeni di violenza indiscriminata, in situazioni di conflitto armato interno o internazionale, che espongano i civili a minaccia grave e individuale della vita o alla persona” e deve inoltre indicare le fonti prese in esame, “senza una simile specificazione sarebbe vano discettare di avvenuto concreto esercizio di un potere di indagine aggiornato“.

Tutto è nato da Ali S., cittadino pachistano, che incassato il parere negativo della Commissione Territoriale e, in seconda battuta, del Tribunale ordinario di Lecce, è ricorso alla Suprema Corte che ha dichiarato “fondato” il suo reclamo.

L’avvocato Nicola Lonoce ha fatto presente che la decisione era stata presa “in base a generiche informazioni sulla situazione interna del Pakistan, senza considerazione completa delle prove disponibili” e senza che il giudice avesse usato il suo potere di indagine.

Novità anche sul fronte della residenza dei richiedenti asilo

Nelle ultime settimane sia il Tribunale di Firenze che quello di Bologna hanno smentito il Ministro dell’Interno il quale col “Decreto Sicurezza” aveva imposto il divieto di residenza agli asilanti, che tradotto in semplice quotidianità comporta una significativa riduzione del diritto alla salute (ad esempio impedendo la scelta del medico di base) o difficoltà a firmare contratti di qualsiasi natura (lavoro, conti bancari e postali, assicurazioni).

Si iniziano a raccogliere i primi frutti di un’opposizione giuridico-legislativa ai vari decreti e decretini che, dietro il ventaglio dell’urgenza, sembrano nascondere una volontà di rendere più complicata la vita ai cittadini di origine straniera.

E’ un tipo di azione necessaria che dà risultati meno immediati ma più certi e significativi. Giustizia lenta ma pur sempre giustizia.

Giovanni D’Errico

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Di Giovanni D'Errico

Originario della provincia di Napoli, ho studiato sociologia e da sempre lavoro nel terzo settore come mediatore culturale. A ciò si aggiunge una passione per l’immagine (fissa e in movimento) che mi porta spesso a scuola ad insegnare ai ragazzi come comunicare con il linguaggio multimediale. Ho deciso di contribuire al progetto di Notizie Migranti perché sono avvilito da come si parli sempre peggio del fenomeno delle migrazioni; c’è bisogno di raccontare davvero l’immigrazione, senza i condizionamenti che impone il consenso elettorale, portando la narrazione ad un livello più profondo, ad un livello umano.

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