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Maggio 2024
Con l’aumento dei bisogni a Rafah, la risposta umanitaria è costretta a “raschiare il fondo del barile”
“Ho lavorato su emergenze umanitarie su larga scala per la maggior parte degli ultimi 30 anni e non sono mai stato coinvolto in una situazione così devastante, complessa o imprevedibile come questa. Quando sono arrivato a Gaza a metà novembre, sono rimasto scioccato dalla gravità dell’impatto di questo conflitto sui bambini e, impossibilmente, da allora la situazione ha continuato a peggiorare.
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Ieri ho fatto un giro ad Al-Mawasi, la cosiddetta “zona umanitaria” in cui è stato detto agli abitanti della parte orientale di Rafah di trasferirsi. Più di 100.000 persone sono fuggite da Rafah negli ultimi 5 giorni e il flusso di sfollati continua. Le strade per Mawasi sono intasate – molte centinaia di camion, autobus, auto e carri trainati da asini carichi di persone e beni.
Per 5 giorni, nessun carburante e praticamente nessun aiuto umanitario è entrato nella Striscia di Gaza e stiamo raschiando il fondo del barile. Questo è già un problema enorme per la popolazione e per tutti gli attori umanitari, ma nel giro di pochi giorni, se non si pone rimedio, la mancanza di carburante potrebbe far fallire le operazioni umanitarie.
“Senza carburante, i reparti di maternità dell’ospedale emiratino non possono funzionare, e ogni giorno vi nascono circa 80 bambini. Le donne incinte sono lasciate senza opzioni per un parto sicuro dei loro neonati. Come abbiamo visto in altre parti di Gaza negli ultimi sette mesi, quando gli ospedali rimangono senza carburante, le attrezzature salvavita come i ventilatori e le incubatrici smettono di funzionare.
Senza carburante, gli impianti di desalinizzazione dell’acqua e i pozzi d’acqua non possono funzionare, il sistema fognario non può funzionare. E i nostri camion non possono portare gli aiuti umanitari essenziali e salvavita alle persone che ne hanno bisogno.
Le scorte di cibo per sostenere la popolazione del sud dovrebbero esaurirsi domani e l’ultima panetteria funzionante nel sud sta per esaurire il carburante.
In un momento in cui la gente è costretta a riprendere il cammino e a spostarsi, le forniture salvavita che sostengono e supportano la popolazione sono state completamente tagliate. Bisogna essere molto chiari: questo porterà alla morte dei bambini. Morti che possono essere evitate.
E poi ci sono le famiglie che non possono lasciare Rafah o scelgono di rimanere. Centinaia di migliaia di bambini sono feriti, malati, malnutriti o con disabilità preesistenti.
Secondo quanto riferito, oltre 14.000 bambini sono già stati uccisi – un’offensiva di terra a Rafah farà senza dubbio aumentare drasticamente questo numero.
Dichiarazione del Coordinatore Senior dell’UNICEF per le emergenze nella Striscia di Gaza, Hamish Young durante l’incontro con la stampa tenutosi oggi al Palazzo delle Nazioni di Ginevra. 11 maggio 2024
25 marzo
Nella 169esima giornata dall’inizio dell’invasione, l’esercito di Netanyahu ha compiuto 7 stragi: 72 uccisi e 114 feriti.
Gli attacchi con l’artiglieria e con i bombardamenti aerei su Khan Younis e Rafah sono continuati anche di notte e nella mattinata di oggi, senza interruzione.
Nel nord della Striscia, le truppe sono tornate ad occupare il territorio con i carri armati, dopo averlo evacuato nelle settimane passate. La loro avanzata è preceduta da bombardamenti a tappeto. A Jebalia e Beit Lahia la popolazione è terrorizzata dalle esplosioni per la demolizione delle case ed è stata costretta ad evacuare verso la spiaggia. (Aggiornato alle 9.00 del 25.03.2024)
Uccidere per fame
I generali israeliani hanno ordinato di sparare ancora una volta contro la folla di affamati.
19 civili uccisi e 23 feriti mentre aspettavano l’arrivo degli aiuti alla rotonda “Kuwait”, sempre la stessa dove era avvenuta la carneficina del 29 febbraio.
Raffiche di mitra e obici di cannoni dei carri armati hanno preso di mira i gruppi di civili ammassati lontano dalle postazioni dell’esercito e che non rappresentavano nessun pericolo per gli occupanti.
Il commissario dell’UNRWA, Lazzarini, ha dichiarato che l’esercito israeliano ha rifiutato, per la seconda volta in una settimana, il passaggio del convoglio degli aiuti umanitari.
“L’ho detto molte volte: questa è una fame provocata dall’uomo e una carestia incombente che può ancora essere evitata. Le autorità israeliane devono consentire la distribuzione di aiuti alimentari su larga scala al nord, anche tramite l’UNRWA, la più grande organizzazione umanitaria di Gaza. Nel frattempo i bambini continueranno a morire di malnutrizione e disidratazione. L’insopportabile non può diventare la nuova normalità.”. (Aggiornato alle 9.00 del 25.03.2024)
Ospedali ancora nel mirino
Cinque malati ricoverati nell’ospedale Shifà sono morti per fame e mancanza di medicine. Da una settimana, il complesso ospedaliero è sotto assedio e mancano cibo e acqua, per le quasi 7 mila persone, tra sfollati, malati e personale medico. Lo staff medico ha lanciato un appello agli organismi umanitari internazionali a venire a salvarli, con un’evacuazione sicura.
L’osservatorio euro-mediterraneo per i diritti umani, con sede a Ginevra, ha accusato Israele di usare i civili sfollati nell’ospedale Shifà come scudi umani nelle loro operazioni militari all’interno della struttura medica e nei quartieri vicini.
L’OMS ha condannato l’assedio dell’ospedale e chiesto la fine di questo comportamento disumano, che mette in pericolo la vita di malati, sfollati e personale sanitario. Il generale Halevi, capo di Stato maggiore dell’esercito di occupazione, ha ammesso candidamente che l’assedio contro Shifà ha la funzione di far pressioni su Hamas, per cedere nelle trattative in corso a Doha. (Aggiornato alle 9.00 del 25.03.2024)