“Scurdammece ’o passate”, è questa la colonna sonora perfetta per commentare il famigerato “Piano Trump in 20 punti”, quello che avrebbe portato la pace a Gaza e la liberazione degli ostaggi israeliani.
Un evento talmente straordinario che, eccezionalmente, anche noi di Politicamente Scorretto siamo rimasti… senza parole. Ma solo per tre secondi.
Perché, diciamocelo, più che un piano di pace, sembra un salvacondotto.
Un lasciapassare per i capi di Hamas e per i capi del governo israeliano, con tanto di firma in calce e timbro dorato: “tutti assolti, il mondo ringrazia, e ora foto di gruppo con Trump sorridente”.
“Scurdammece ’o passate”, dunque.
Dimentichiamo i bombardamenti, dimentichiamo gli oltre 60mila morti, di cui più di 20mila bambini, dimentichiamo le macerie e le distruzioni, i civili usati come scudi umani, le scuole trasformate in rifugi e poi in obiettivi.
Dimentichiamo il diritto internazionale ma quello – si sa – vale fino a un certo punto, dimentichiamo i crimini di guerra e le risoluzioni ONU mai rispettate.
Perché ora — ci dicono dalla neobattezzata Piazza degli Ostaggi di Tel Aviv — è tempo di guardare avanti.
Peccato che guardare avanti, con questo piano, significhi chiudere gli occhi.
Trump, nel suo inconfondibile stile da televendita, ha messo insieme 20 punti che sembrano scritti più per placare le lobby e i falchi che per restituire giustizia e dignità a un popolo occupato da 70 anni.
Un po’ come vendere “la pace in comode rate e interessi zero. Zero proprio come la memoria”.
E il mondo applaude, o meglio, sospira dicendo: “almeno non si spara più”.
Ma la pace vera non è solo l’assenza di armi, è l’assenza di ingiustizia.
E qui di giustizia non se ne vede neanche l’ombra.
È una tregua di convenienza, un’operazione di facciata, una boccata d’ossigeno diplomatico per chi ha bisogno di rifarsi una reputazione internazionale.
Perché, in questo piano, i vincitori vincono ancora e gli ultimi restano ultimi.
E allora sì, “Scurdammece ’o passate”.
Perché ricordare farebbe troppo male.
Perché se ricordassimo davvero, non potremmo accettare un piano di pace che non parla di verità, di giustizia, di uguaglianza, di Palestina.
Noi di Politicamente Scorretto, invece, non ci riusciamo proprio a dimenticare.
Non dimentichiamo chi ha perso tutto, chi non ha voce, chi è diventato un numero.
E continueremo a dirlo: non c’è pace senza memoria, e non c’è futuro senza giustizia.