Me le immagino sotto un sole timido, belle come la primavera e forti come solo le donne sanno essere, coi capelli alzati, mossi, le braccia stese al cielo che si chiudevano in un pugno vittorioso, con le camicette candide che sapevano di fresco bucato o di essenza di fabbrica, con ampie gonne alte in vita e sorridenti, raggianti.

Le operaie, le madri, le femministe, ma anche le schiave ribelli che si erano illuminate, tutte insieme, una rete fitta e solida. Le donne! Ah, quelle donne che per prime hanno creduto in loro stesse, nel potere del loro sesso, nell’uguaglianza del genere umano, nel peso di un diritto, le prime a spodestare un regime irrazionale e irresponsabile, le briganti motore di masse tumultuose, le astute e invincibili portatrici di vita nuova.

Quanto ammiro le donne, quanto amo queste donne che hanno fatto storia, che hanno amato, lottato, perito per ciò che oggi abbiamo e trascuriamo, diritti che non esercitiamo, doveri che dimentichiamo.

L’importanza delle opportunità, la voglia di affermare un’identità comune e diversa, una coscienza sola che scalpitava per uscire dall’ombra, dal dominio del “sesso forte”, per mostrare a sé stesse e al mondo che l’altro sesso, di debole non ha niente.

E non l’hanno arrestate le bombe, gli spari, le guerre, le autorità, la controcultura. Io le vedo, le sento gioiose per l’elettorato le suffragette, le vedo eccitate e seminude le femministe consapevoli di ciò che siamo, libere e belle in minigonna e con i capelli cotonati, con le tute da meccanico e un bambino in braccio, vedo persino il volto di mia nonna, la donna intransigente ed elegante che ora ride con le compagne. Le ascolto, le respiro e le ammiro.

Oggi alcune sono diverse, le sento e le vedo ammirare il locale più trendy, il maschio più bello e la mimosa più gialla, ma durerà solo oggi questo palesarsi “femmina da festeggiare”, domani torneranno alle condizioni primitive ovattate da frivolezze se va bene e intanto c’è, nel mondo, chi ancora lotta contro femminicidi, violenze, cercando di strappare un diritto, magari inalienabile e chi invece questo stesso diritto ce l’ha e non lo esercita né lo comprende.
Donne, siamo tutte Donne.

Tina Iovine

photo credit: Mario Trefoloni (Montevarchi – Immagini di un’industria)

 

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Di Tina Iovine

Nata a Napoli nel Dicembre del 1991, disegnatrice casuale, raramente fumettista irriverente, insonne ed onnivora lettrice, curiosa ricercatrice. Manifesta sin dalla prima infanzia la propensione verso l’arte e la creatività a 360°, nel corso degli anni sviluppa la passione per il disegno e l’architettura di pari passo a quello per la letteratura e la scrittura. Frequenta inizialmente a malincuore il liceo classico che si rivelerà a studi conclusi un percorso formativo ricco di spunti. Approda poi, all’università perseverando nel dubbio delle scelte. Attiva nel volontariato dall'età di 16 anni, prende parte ad una serie di iniziative territoriali come socio di alcune Onlus e dall'aprile 2014 al Gennaio 2015 prende parte al progetto “Luci di Speranza”. Determinata eppure eterna indecisa che attende la propria vocazione di vita futura impegnandosi intanto, in tutto ciò che stimola la sua curiosità.

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