Avremo la metà povera del mondo che non potrà accettare l’indifferenza della metà ricca”. È la frase pronunciata da Renzo Piano durante la trasmissione “Che tempo che fa” del ventisei aprile. Una affermazione legata al costante sfruttamento della Terra, all’impoverimento delle sue risorse, fattori che non potranno che produrre nuove situazioni di disagio e di necessità. A quel punto “Non sarà possibile” – prosegue Piano – “costruire muri, chiudere porti”. No, non basterà più, saranno, saremo troppi e troppe.

Senza una crescita condivisa, non basteranno i 3,8 miliardi di euro di aiuti europei predisposti dal FEAD (Fondo per gli aiuti europei agli indigenti) e consistenti in “pasti, pacchetti alimentari o articoli di consumo di base come prodotti per l’igiene e materiale scolastico”, perché si tratterà ancora una volta di fornitura di beni e non di elementi necessari alla ripresa del ciclo produttivo di crescita economica distribuita con tentata equità.

Le persone che vivono nell’indigenza raggiungono, già nella nostra Europa, percentuali allarmanti: tra le prime tre risultano esservi la Bulgaria con il 19,9%, la Grecia con il 15,9% e la Romania con il 12,6% della sua popolazione in condizioni di estrema necessità. Prima del Covid, l’Europa intera ne contava, nel 2019, un numero pari a una percentuale del 5,6 per cento. Dati destinati drasticamente a salire, come per il Portogallo, dove si prevede il raddoppiamento del tasso di disoccupazione (Fondo Monetario Internazionale).

Il Sole24 ore riporta che “il rapporto Dignità, non miseria – redatto a partire dalle analisi del World Institute for Development Economics Research (WUDER) dell’Università delle Nazioni Unite e dei ricercatori del King’s College di Londra e della Australian National University – calcola che mezzo miliardo di persone potrebbero cadere sotto la soglia di indigenza dei 5,50 dollari al giorno, considerando lo scenario plumbeo di una contrazione del 20%”.

Poveri sempre più poveri e ricchi che… dovranno fare i conti con un numero sempre più alto di indigenti. E se in Africa una recessione potrebbe sgretolare i progressi fatti in alcune aree negli ultimi due decenni, in Italia, il dato dell’OCSE pre-pandemia dava il rapporto di 1 persona in condizioni di povertà (residente) su 12. In cifre, circa cinque milioni di persone, ovvero 1,8 milioni di famiglie. Con o senza covid, nel nostro Paese la povertà assoluta dal 2005 a oggi, è più che raddoppiata.

Un rapporto del McKinsey Global Institute, “più poveri dei genitori? Il reddito piatto o in calo nelle economie avanzate” rileva che tra il 2005 e il 2014 circa il 70% delle famiglie europee ha subito una diminuzione o uno stallo della propria condizione economica, che riguarda addirittura il 97% delle famiglie in Italia. I Millennials sono più poveri della generazione precedente di ben il 17% (fonte).

Un allarme che investe anche, o meglio soprattutto, i bambini: “un milione di bambini in più rischiano di cadere in povertà assoluta, dopo l’emergenza Coronavirus. Il 77% delle famiglie già fragili ha visto infatti cambiare la propria disponibilità economica e il 63,9% ha ridotto l’acquisto di beni alimentari” (indagine Sve the Children). Grave la situazione sul fronte educativo: “La prolungata chiusura delle scuole ha fatto sparire dal radar molti studenti a rischio, nonostante l’impegno di insegnanti e dirigenti per contattarli uno ad uno e l’intervento di molte associazioni che affiancano le scuole e i loro alunni garantendo il sostegno della comunità educante. Se la didattica a distanza non riuscirà a raggiungere tutti, saremo di fronte al rischio concreto di indebolire ulteriormente gli alunni in condizioni più critiche», spiega Raffaela Milano. Sul fronte della dispersione scolastica, che in Italia è faticosamente scesa al 14,5% (dato 2018), c’è ora il rischio concreto che si torni ai valori del 2008, sopra al 19%” (fonte).

Ed è qui che torniamo in apertura articolo, a domandarci, dove ci metteranno? Cosa ne faranno di noi quando e se i poveri avranno rotto gli argini della soglia di indigenza prevista e controllata? Quando le fasce deboli saranno fasce comuni, cosa accadrà? E sopratutto, come si sta preparando il Mondo a questa nuova e ampiamente annunciata pandemia sociale?

Elena Mascia

Parliamone...

Di Elena Mascia

Ho iniziato a scrivere da bambina, per necessità, per aprire una finestra sul mondo di qualcun altro come quelle che mi venivano aperte dai libri che leggevo, da uno in particolare che non dimenticherò: Saltafrontiera, che a soli nove anni mi aveva trasportato nella vita, nelle difficoltà, nelle tradizioni, di bambini provenienti dai più diversi paesi al mondo. Non ho mai smesso di interessarmi alle tematiche sociali, non ho mai smesso di desiderare di poter ascoltare e raccontare le storie di vita vera e vissuta, senza distinzioni. E' per questo che sono diventata giornalista pubblicista, per continuare a raccontare l'invenzione della verità, che non ha niente di sorprendente, solo rapporti di causa ed effetto tra incroci di vita, di luoghi e di persone, l'unica strada che non voglio abbandonare.

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