Bosnia: l’ultima frontiera. Racconti dalla rotta balcanica | Editore: Eris |Collana: BookBlock | A cura di: G. Proglio | Data di Pubblicazione: giugno 2020 | ISBN: 8898644981

AOSTA – La vergognosa situazione dei Balcani può essere tutta riassunta in questa sola frase scritta da Mariapaola Ciafardoni: “Quello che si vede sul/nel confine croato-bosniaco è il fallimento totale di ogni umanesimo”. L’agilissimo ma densissimo volume, curato da Gabriele Proglio, intitolato Bosnia: l’ultima frontiera e edito da Eris Edizioni (nella collana BookBloc Strumenti di autodifesa culturale) è una spina nel fianco, è una pietra di scandalo, quelle che servivano per inciampare, cadere e rendersi consapevoli dell’accaduto. Non che servano molto, oramai, in un tempo, come quello attuale, in cui si mette in dubbio anche le testimonianza più credibile e si soffoca il senso di umanità, affogato in un mare di odio irrazionale e irragionevole. Ma forse, continuare a far parlare i testimoni è l’unico vero antidoto alla dilagante e virulenta contestazione del diritto più umano e che dovrebbe essere oramai ampiamente inconfutabile.

La rotta balcanica delle migrazioni per l’Europa è, tra tutte, forse quella meno nota, quella di cui si parla meno; un po’, forse, per quella sindrome dei Balcani che aveva portato le potenze europee a non interessarsi (o marginalmente, o colpevolmente) dello scontro interetnico che dilaniò la ex Jugoslavia oramai un quarto di secolo fa. Un po’, ancora, perché gli sbarchi nel Mediterraneo riempiono meglio gli occhi, le narrazioni, gli interessi; e pare che riguardino di più le nostre vite perché sentiamo la proprietà della terra sulla quale avvengono.

Ma la frontiera tra Croazia e Bosnia è il luogo più feroce che esista; perché militarizzato, perché scenario di una violenza strutturata, iterata, scientificamente organizzata per l’annichilimento del corpo migrante, per la devastazione del concetto di “persona”, giuridicamente inteso. Le violenze delle polizie di quei paesi arrivano a episodi di concreta violenza, non solo psicologica ma anche fisica, come nelle carceri di qualsiasi regime. 

L’Europa ha abdicato a sé stessa, decidendo di esternalizzare il compito di “proteggere” i suoi confini, drammaticamente in controsenso con la mobilità senza vincoli e limiti che si vive all’interno del suo territorio, dimentico di frontiere, di confini, di dogane. È un sistema neoliberista crudele e feroce, che ha deciso di liberare le merci senza forse pensare che gli uomini sono esseri viventi. I vari saggi contenuti in “Bosnia: l’ultima frontiera” (scritti da Silvia Maraone, Emanuela Zampa, Mariapaola Ciafardoni, Benedetta Zocchi, Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir) prendono in esame vari aspetti di questi luoghi scandalosi: dalla nuova modalità di esperienza e di vita dei corpi migranti, che non sono persone (perché è solo il riconoscimento giuridico che converte il “corpo” in “persona”), alla condizione disumana e disumanizzante dei tanti bambini e bambine che seguono i genitori (o li perdono) in questa marcia verso un luogo, l’Europa, considerato libero e sicuro. Si analizza cosa sia il “game”, ovvero la scommessa di riuscire a bucare questi nuovi confini, apparsi all’improvviso, per riscattare una vita di sofferenze e violenze, per scontrarsi con la reale entità delle violenze e dei soprusi tatticamente perpretrati per spezzare le resistenze interiri. Si avanzano dubbi sulla reale incidenza (e, in qualche caso, connivenza) delle grandi organizzazioni internazionali, come l’OIM, nel mantenere uno status quo che non prevede miglioramenti o cambi di rotta. Si suggeriscono le soluzioni da mettere in campo, in primis quella di non esternalizzare le frontiere, lasciando ad altri paesi il compito più gravoso e disumano di controllo dei flussi migratori; anche perché, come nel caso della Turchia, è previdibile che si diventi ricattabili con pretese spintamente economiche (che nulla hanno a che fare con la questione del diritto universale).

Bosnia, l’ultima frontiera della vergogna europea.Complesso è capire la fenomenologia del confine croato-bosniaco, anche per la fluidità con la quale questi confini si creano e si distruggono; di certo, il libretto a cura di Gabriele Proglio è un ottimo grimaldello, per gettare uno sguardo attraverso un foro e, da quello, provocare una frattura che spalanchi gli orizzonti e faccia, di nuovo, scorrere il vento.

Giulio Gasperini

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Di Giulio Gasperini

Nato nella Maremma toscana circa trent’anni fa. Nel 2010 pubblica la silloge “Patologia” assieme ai dipinti del pittore Paolo Cimoni. Nel giugno 2014 esce la raccolta “Migrando” (END Edizioni) con poesie dedicate alle migrazioni. Redattore di Chronicalibri.it, sito di libri e editoria, è consigliere dell’Ass. La Biblioteca dei Libri Perduti. Appassionato di viaggi e di geografie, soprattutto quando narratrici di storie, vive ad Aosta dove lavora come operatore sociale nel campo delle migrazioni.

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