Il copione è sempre lo stesso: una tragedia, la paura, la disperazione. Il dolore vivo e tangibile, la reazione della gente, le reazioni dei politici e la sua, scontata, identica, comunicazione affidata ai social, twitter il più usato. Una storia, quella dei tweet da copia e incolla di Matteo Salvini, che si ripete non appena un qualunque paese, città o regione, si trovano in ginocchio, a fare i conti con una tragedia. Stavolta è toccato alla città di Palermo, sorpresa da una bomba d’acqua che il sindaco, Leoluca Orlando, ha commentato come “la pioggia più violenta nella storia della città almeno dal 1970”. Alle 17 del 15 luglio Palermo Today riportava i dati della stazione meteo dell’Osservatorio Astronomico: “caduti 79,4mm di pioggia, nuovo record per il mese di luglio a Palermo dal 1797 ad oggi”.

La reazione di Salvini è stata puntuale: “A furia di pensare solo agli immigrati, il sindaco Orlando dimentica i cittadini di Palermo e la città finisce sott’acqua”. Manca la ricorrente espressione “BASTA, SVEGLIATEVI, FATE QUALCOSA”, utilizzata quasi in ogni suo tweet, con una strategia comunicativa che Salvini non accenna a cambiare, nonostante il suo consenso social sia in calo. L’ex premier ormai da mesi raggiunge faticosamente i 500 like su twitter, mantenendo un numero quasi costante che va tra i 340 e i 460 like, salvo rare eccezioni. I numeri scendono, facendo diventare un lontano ricordo, i report statistici del 2018, quando era capace di raggiungere numeri come quelli che riportiamo di seguito:

E sebbene davanti a un raffronto tra questi numeri e quelli attuali, chiunque avrebbe di che riflettere, Salvini percorre i canali social come nulla fosse, consigliando un pieno di energia con un caffè per affrontare la giornata o una sana spremuta d’arancia. Tutto normale, se non fosse che le reazioni, arrivate da più parti, sia dal mondo politico che da cultura e spettacolo, sono state chiare e indubbie: no alla strumentalizzazione politica. Ad esporsi, artisti del calibro di Roy Paci, che per la prima volta si è pronunciato contro l’ex premier, nonostante avesse scelto di combatterlo con l’indifferenza: senza giri di parole ha scritto sui suoi profili social “Ho sempre ritenuto superfluo commentare qualsiasi suo post, ma di fronte alla morte di due miei concittadini per questa immane tragedia le dico semplicemente una cosa: lei è un turpe e miserabile sciacallo. Spero che le nostre lacrime diventino per lei gocce della tortura cinese”.

Al suo sfogo si è unito quello di Pif, che scrive: Il tweet di Salvini è il prodotto di un modo di fare politica che fa semplicemente schifo. Non è una questione di destra o di sinistra, fa semplicemente schifo e basta. Lo schifo non risolve i problemi del Paese. Lo schifo illude il popolo e fa avere un meraviglioso stipendio, e poi un’ottima pensione, a chi lo crea”. Affermazioni diventate virali sui social, con reazioni che stavolta Salvini non ha potuto o voluto ignorare, ritrattando a margine di una manifestazione a piazza Montecitorio: “L’importante è che salvino tutti quelli che devono essere salvati. Oggi sono zen“. Come con un giocattolo difettoso, stacca e riattacca parole di pancia che, tuttavia, sembrano non funzionare più.

Parliamone...

Di Elena Mascia

Ho iniziato a scrivere da bambina, per necessità, per aprire una finestra sul mondo di qualcun altro come quelle che mi venivano aperte dai libri che leggevo, da uno in particolare che non dimenticherò: Saltafrontiera, che a soli nove anni mi aveva trasportato nella vita, nelle difficoltà, nelle tradizioni, di bambini provenienti dai più diversi paesi al mondo. Non ho mai smesso di interessarmi alle tematiche sociali, non ho mai smesso di desiderare di poter ascoltare e raccontare le storie di vita vera e vissuta, senza distinzioni. E' per questo che sono diventata giornalista pubblicista, per continuare a raccontare l'invenzione della verità, che non ha niente di sorprendente, solo rapporti di causa ed effetto tra incroci di vita, di luoghi e di persone, l'unica strada che non voglio abbandonare.

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