Populations at Risk: Implications of COVID-19 for Hunger, Migration and Displacement (Popolazioni a rischio: implicazioni del COVID-19 su fame, migrazione e sfollamento) è uno studio, primo nel suo genere, perchè pubblicato a Novembre 2020 in piena pandemia, a cura dell’OIM, Organizzazione internazionale per le migrazioni e l’agenzia WFP, World Food Programme, entrambe emanazione dell’ONU.
Il rapporto analizza e descrive la stretta interconnessione tra fame, conflitti, migrazione e sfollamento, che è stata ulteriormente aggravata dal COVID-19. Lo studio esplora l’impatto della pandemia sui mezzi di sussistenza, la sicurezza alimentare e la protezione delle famiglie dei lavoratori migranti e dei migranti forzati, dipendenti dalle rimesse.

David Beasley, direttore esecutivo del WFP, è molto chiaro nel dire che “L’impatto socioeconomico della pandemia è più debilitante della malattia stessa nei Paesi a basso e medio reddito, molte persone che fino a pochi mesi fa, anche se povere, riuscivano ad andare avanti, ora si trovano con i mezzi di sussistenza distrutti. Le rimesse inviate dall’estero alle famiglie a casa si sono prosciugate, causando difficoltà immense. Il risultato è che i livelli della fame sono schizzati alle stelle nel mondo”.
La Banca Mondiale, in relazione a ciò, stima nell’anno 2021 un calo del 14% delle rimesse verso Paesi a basso e medio reddito e il WFP prevede, invece, che, entro la fine del 2021, ben 33 milioni di persone potrebbero trovarsi in una situazione di povertà estrema, a causa di tale calo delle rimesse.

Altro capitolo è quello degli spostamenti. Le necessarie misure e restrizioni, decise in oltre 220 Paesi, finalizzate a contenere la diffusione della malattia hanno di fatto limitato, oltre agli spostamenti umani, le opportunità di lavoro e di guadagno, colpendo in maniera particolare i migranti e gli sfollati. Gli oltre 160 milioni di lavoratori migranti nel mondo, che sono impiegati a giornata o hanno contratti stagionali con paghe mediamente più basse, sono stati colpiti dalla pandemia, perdendo il lavoro e spesso non avendo accesso a sistemi di protezione sociale.
Effetto secondario di tali interruzioni di lavoro, soprattutto di quello agricolo stagionale, potrebbero essere i cali di produzione, lavorazione e distribuzione di cibo, con effetti a cascata sulla disponibilità di cibo e l’aumento dei prezzi a livello locale e regionale.

Il rapporto congiunto OIM-WFP si conclude con delle raccomandazioni finalizzate a intervenire sui già evidenti effetti negativi del COVID-19 sulle popolazioni migranti e sfollate. L’auspicio è che la politica internazionale intervenga tempestivamente, senza ulteriori attese, parallelamente al lavoro di programmazione dell’auspicata ripresa post-pandemia.

Il testo completo del rapporto, in inglese, è consultabile al seguente link.

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Di Giovanni D'Errico

Originario della provincia di Napoli, ho studiato sociologia e da sempre lavoro nel terzo settore come mediatore culturale. A ciò si aggiunge una passione per l’immagine (fissa e in movimento) che mi porta spesso a scuola ad insegnare ai ragazzi come comunicare con il linguaggio multimediale. Ho deciso di contribuire al progetto di Notizie Migranti perché sono avvilito da come si parli sempre peggio del fenomeno delle migrazioni; c’è bisogno di raccontare davvero l’immigrazione, senza i condizionamenti che impone il consenso elettorale, portando la narrazione ad un livello più profondo, ad un livello umano.

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