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Crisi Agroalimentare, un’opportunità per una svolta lavorativa e di dignità


In piena emergenza Covid-19, con il previsto crollo del 10% del PIL nazionale, arriva l’annuncio del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansantia: l’agroalimentare, uno dei settori più rappresentativi dell’economia italiana (secondo Paese produttore di ortofrutta in Europa con un fatturato di 13 miliardi) soffre di una carenza di manodopera stagionale, intorno alle 300mila unità la quale rischia di causare la perdita del 35% dei prodotti.

Le province più colpite, dove lavora quasi un terzo degli stagionali, sono Bolzano e Trento, per fragole, mele e uva, Verona con gli asparagi, Cuneo con pesche, kiwi e susine, Latina coi suoi ortaggi in serra, Foggia coi pomodori, i broccoli e i cavoli.

La soluzione, decisamente impopolare, a tale problema è sulla bocca di tutti e nel mondo politico, timidamente, qualcuno inizia a parlarne: regolarizzare le centinaia di migliaia di cittadini stranieri, presenti nel nostro territorio, disponibili a rispondere subito alle offerte di lavoro dei settori in cui si lamenta di mano d’opera.

Non è un caso che tra i ministeri di Agricoltura, Lavoro, Interni, Economia e Giustizia circoli una bozza di legge nella quale si parli esplicitamente di regolarizzazione tramite una “dichiarazione di emersione dei rapporti di lavoro”.

Senza entrare nel merito del documento non ancora ufficiale, ed evitando di cadere nelle ormai patetiche polemiche inscenate dai soliti sciacalli del consenso, si deve ammettere che una riflessione più complessiva sul tema va fatta.

Lo ha detto chiaramente, qualche giorno fa, anche la ministra delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova, parlando di una “risposta di civiltà”: “Dobbiamo ragionare senza ipocrisie. A queste persone dobbiamo concedere i permessi di soggiorno per lavorare in modo regolare già dalla prossima campagna, lasciando perdere le polemiche“.

Il settore in questione, una delle cosiddette eccellenze nazionali, soffre di uno storico problema relativo alle condizioni della sua forza lavoro, soprattutto quella extra-comunitaria: lavoro nero, mancanza di diritti minimi, sfruttamento, schiavismo, caporalato, veri e propri ghetti insediati nelle zone di maggiore produzione.

Di fronte alla peggiore crisi economica dal secondo dopoguerra che richiederà un intervento straordinario da parte del governo, visto che è la proposta è sul tavolo di più Ministeri, ci sono le condizioni per dare una svolta, attraverso una grande riforma trasversale, anche alle condizioni della manodopera agroalimentare, per il raggiungimento di dignità lavorativa, sociale e salariale.

In questa direzione lavora da anni il sindacalista Aboubakar Soumahoro, e la petizione da lui proposta su Change.org, ne è un esempio. A nome della “Campagna Braccianti”, si rivolge al presidente del Consiglio Giuseppe Conte con quattro precise richieste:

  • Un salario dignitoso con “Uguale Lavoro Uguale Salario”, per tutti indipendentemente dalla provenienza geografica
  • Una regolarizzazione per uscire dall’invisibilità esistenziale
  • Una possibilità di usufruire di alloggi decorosi per affrancarci dalla vulnerabilità sociale
  • Un codice etico pubblico per garantire ai consumatori un cibo sano e per tutelare il lavoro dei braccianti e quello dei contadini/agricoltori

Aboubakar Soumahoro, non auspica solo regolarizzazione e sicurezza sanitaria ma una vera e propria alleanza tra i braccianti sfruttati, i contadini/agricoltori schiacciati e i consumatori.

Per maggiori informazioni e firmare la petizione, clicca qui.

Giovanni D’Errico

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