“Gesù, Maria e Giuseppe hanno sperimentato che cosa significhi lasciare la propria terra ed essere migranti: minacciati dalla sete di potere di Erode, furono costretti a fuggire e a rifugiarsi in Egitto. Non di rado l’arrivo di migranti, profughi, richiedenti asilo e rifugiati suscita nelle popolazioni locali sospetti e ostilità. Nasce la paura che si producano sconvolgimenti nella sicurezza sociale, che si corra il rischio di perdere identità e cultura, che si alimenti la concorrenza sul mercato di lavoro o, addirittura, che si introducano nuovi fattori di criminalità. Occorre superare pregiudizi e precomprensioni”. (Papa Francesco)

Nonostante queste parole, quante volte abbiamo assistito a sbarchi accompagnati da “scenate” di contrasto e di opposizione. Ma non questa volta, non a Locri, dove alla chiamata del Sindaco, i cittadini hanno risposto compatti e uniti. È successo un paio di giorni fa, quando allo sbarco dei migranti, 98 in tutto tra cui 66 adulti e 32 minori di cui due non accompagnati, il primo cittadino di Locri, Giovanni Calabrese, ha lanciato nel pomeriggio un appello ai suoi concittadini sul suo profilo social: “Appello ai cittadini Locresi. Sono sbarcati più di cento migranti. Non siamo attrezzati per questo tipo di eventi. Ci stiamo dirigendo al palazzetto dello sport di Contrada Basilea e servono con urgenza viveri, vestiti e coperte”.

Centinaia di locresi si sono recati al palazzetto con vestiti caldi, coperte, e beni alimentari: la scena che vedete nella foto di Crotone News riassume quanto meglio descritto dalla testimonianza di Barbara Panetta: L’immagine più bella è stata vedere dei bambini arrivare con i genitori per portare i propri vestitini a quei coetanei meno fortunati, arrivati a piedini nudi. Gli sorridevano gli occhi, felici per quello che stavano facendo. Gli altri, quelli arrivati dall’ignoto, li ho scorti dentro il palasport in fila, con lo sguardo confuso, tenevano stretta la mano della mamma o del papà e di tanto in tanto alzavano lo sguardo per incrociare quello dei genitori, come per accertarsi che ci fossero ancora. Guardavano quel gran movimento di volontari, davanti a loro, che trasferivano all’interno la gran mole di risorse arrivate dalla solidarietà della gente locrese”.

Sono notizie che vale la pena di raccontare, sono notizie che danno speranza contro l’aridità che sembra prevalere dalle voci dei più forti. Intervistato dall’Agi, il primo cittadino di Locri ha commentato così: «E’ una delle pagine più belle di questo territorio, una cosa incredibile. Sono venuti da tutta la Locride, la SS 106 era paralizzata dal traffico di auto di persone che portavano alimenti e indumenti. Abbiamo riempito cinque camion di roba, hanno portato di tutto. Una catena di solidarietà incredibile. Poi ci possono dire che siamo meridionali, possono insultarci dicendoci terroni‘ndranghetisti, tutto quello che vogliono, ma oggi la Locride ha dimostrato di essere un territorio con un cuore grande».

(foto Nick Fewings)

Parliamone...

Di Elena Mascia

Ho iniziato a scrivere da bambina, per necessità, per aprire una finestra sul mondo di qualcun altro come quelle che mi venivano aperte dai libri che leggevo, da uno in particolare che non dimenticherò: Saltafrontiera, che a soli nove anni mi aveva trasportato nella vita, nelle difficoltà, nelle tradizioni, di bambini provenienti dai più diversi paesi al mondo. Non ho mai smesso di interessarmi alle tematiche sociali, non ho mai smesso di desiderare di poter ascoltare e raccontare le storie di vita vera e vissuta, senza distinzioni. E' per questo che sono diventata giornalista pubblicista, per continuare a raccontare l'invenzione della verità, che non ha niente di sorprendente, solo rapporti di causa ed effetto tra incroci di vita, di luoghi e di persone, l'unica strada che non voglio abbandonare.

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