Neutralizzato il Senato, anche alla Camera con un voto di fiducia si è compiuto lo scempio abbondantemente previsto: è stato approvato in via definitiva il cosiddetto “decreto (in)sicurezza e immigrazione”, provvedimento fortemente voluto dal Ministro Salvini.

Nessuno dei più di seicento emendamenti presentati è stato discusso ed i pochi presentati dalla maggioranza sono stati ritirati.

Abolizione della protezione umanitaria, estensione del trattenimento nei Centri per il Rimpatrio, trattenimento negli hotspot ed ai valichi di frontiera, estensione dei reati che comportano la revoca dello status di rifugiato, istituzione di un elenco dei paesi di origine sicuri(?!),  smantellamento del sistema SPRAR, nascita di permessi per “casi speciali”, esclusione dal registro anagrafico dei richiedenti asilo, maggiori fondi al capitolo di bilancio per i rimpatri, taglio al contributo giornaliero pro capite per l’accoglienza, taglio ai servizi deputati all’integrazione (istruzione, formazione…) ed altre amenità simili compongono il testo dato in pasto alle pance cariche di bile della popolazione italica che pensa a Madre Teresa di Calcutta ma brama, acclama e lotta in prima fila per liberare Barabba.

E’ torcida guizzante nonché tronfiamente baldanzosa per i tifosi del “capitano”, convinti che sia questa la strada maestra da imboccare per risollevare le proprie frustrazioni e porre fine alla totalità delle proprie sofferenze:  finalmente la legge è dalla loro, finalmente un’arma in più da scagliare contro “buonisti”, “quelli del PD”, “magliette rosse” ed affini!

Ma…sarà proprio così?

Posto che nessuno ha la sfera di cristallo, il buon senso potrebbe venirci un po’ in aiuto…

Innanzitutto l’impressione è che l’immigrazione debba continuare ad essere un problema: che fine farebbero gli attuali governanti se fossero chiamati a dare risposte VERE e non spot o propagandistiche ruspe sul cancro delle mafie, sulla corruzione, sul clientelismo spregiudicato e sulla sicurezza intesa come qualità della vita?

Finiti gli sbarchi (non per “merito” di Salvini) si è deciso di scardinare quanto di buono in questi anni di accoglienza si era creato come il sistema SPRAR, un’istituzione quasi sempre vincente che ha mostrato come l’accoglienza diffusa su poche unità è propedeutica ad una positiva integrazione. La destrutturazione del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo, sarà anche un colpo all’economia locale italiana che è stata favorita dalla diffusione territoriale dei progetti SPRAR e porterà alla perdita di numerose professionalità che si ritroveranno senza contratto. Con questo decreto invece si farà un grosso favore alle organizzazioni private che gestiscono i grandi centri di accoglienza si creeranno grossi centri, privi di servizi e con standard bassi. Di solito questi centri sono gestiti da organizzazioni che preferiscono logiche speculative legate ai grandi numeri e in passato sono state anche protagoniste di inchieste giudiziarie che hanno ravvisato legami con la criminalità organizzata.

Togliere la possibilità di rilasciare un permesso umanitario a un richiedente asilo che ha compiuto un percorso di integrazione, trovando un lavoro e concorrendo positivamente al benessere generale, è una previsione che va contro ogni buonsenso.

 Si produrranno molti migranti irregolari e si alimenteranno i contenziosi giudiziari: tutti quelli che riceveranno un diniego faranno ricorso appellandosi all’articolo 10 della costituzione. È quasi un paradosso: un decreto che è fatto per combattere l’illegalità, produrrà illegalità. Moltissime persone si troveranno in una situazione d’irregolarità sul territorio italiano. La situazione peggiore che potrebbe verificarsi con l’applicazione del decreto è la creazione di 60 mila nuovi irregolari che si aggiungeranno ai 70 mila già previsti, prodotti dai dinieghi della domanda di asilo, per un totale di 130 mila irregolari in più nei prossimi due anni (dati ISPI).

Il tempo di permanenza nei centri di espulsione aumenterà notevolmente e non migliorerà l’efficienza del sistema. La conseguenza di questa misura sarà l’aumento dei detenuti nei CPR e maggiore sofferenza per queste persone, senza che questo vada ad influire sui rimpatri. La difficoltà ad aumentare il numero delle persone rimpatriate dipende dai pochi accordi bilaterali firmati dall’Italia con i paesi di origine e non sarà operativa solo a colpi di facili slogan dal sapore elettorale.

La disamina potrebbe continuare a lungo e non ho accennato per esempio alla palese incostituzionalità di alcune norme o alla lista dei paesi sicuri (sicuri per chi?!da che punto di vista?!), ma già sento (o meglio leggo) le contestazioni: “era ora….VOI (noi chi?!) del PD avete ridotto l’Italia una fogna e permesso i “casi” Pamela e Desireè… finalmente stroncato il business dell’immigrazione..” ed altre ciarlatanerie simili lontane dai problemi reali che l’anarchia del sistema di accoglienza italiano potenzialmente può creare.

Quando distribuivano il manicheismo probabilmente io ero in bagno o altrove, di sicuro da “addetto ai lavori” (e giù con contestazioni anche su questo!) mi permetto di esprimere il mio parere non solo in quanto libero cittadino ma perché i risvolti della situazione ricadono concretamente sul mio quotidiano professionale (oltre che etico).

Non so, nessuno sa, le ripercussioni che questo avrà tra “qualche domani”, di sicuro si è persa una bella opportunità di mettere mano, con coscienza e professionalità, al sistema di accoglienza e gestione del fenomeno migratorio che tanto avrebbe avuto bisogno di una ristrutturazione prima di tutto etica e poi tecnica.

Sembra invece di assistere a risposte date “da” ed “ad” una viscerale ignoranza italica figlia di anni di tagli alla cultura ed all’istruzione ed in cui si fa a gara a personificare “il capoclasse della classe dei malinformati, dei ripetenti per scelta, il portavoce del popolino descritto dal Manzoni, il megafono di un disagio sociale che giorno dopo giorno inghiottisce tutti e riporta le lancette della storia indietro nel tempo” sia da un lato che dall’altro della “tifoseria”.

Ai posteri l’ardua sentenza….

 

Matteo Vairo

 
photo credit: borders / frontiere via photopin (license)

Parliamone...

Di Matteo Vairo

Classe ’88, nato in Puglia ma cresciuto o meglio, adottato, da mamma Toscana, svezzato a pane acqua e Croce Rossa Italiana, da subito mi sono reso conto di quanto molte persone fossero infastidite dalla “puzza” della vulnerabilità ed al contrario io ne fossi maledettamente “attratto” e più ce n’era più mi ci avvicinavo. Laurea in tasca in “Operazioni di Pace, Gestione e Mediazione dei Conflitti” ho proseguito la ricerca del mio posto nel mondo, trovandolo negli ambienti legati ai richiedenti asilo ed al mondo delle migrazioni forzate in genere. Dopo anni di volontariato, dall’assistenza agli sbarchi alla gestione, attualmente svolgo la mia professione in un CAS con l’Associazione San Benedetto al Porto di Don Gallo, comunità in cui ho trovato risposte al mio vivere prettamente “in strada”. Inguaribile viaggiatore, mi ritengo un “camaleonte culturale”, dettato oltre che dall’indole anche dal contatto con le varie realtà interculturali che mi affascinano e rapiscono sempre più. Per i diversi fenomeni sociali ed il terzo settore in genere ho realizzato eventi formativi/informativi e collaboro con diverse realtà associative e giornalistiche interessate a quanto il criceto che gira nella ruota della mia mente è in grado di partorire. Letture d’inchiesta ed inerenti i fenomeni di guerra e pace/aiuti umanitari/sanità in zone a rischio e cucina completano le mie passioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *