Accade in Italia, nel 2019 che a Calolziocorte, piccolo comune di circa 13mila abitanti in provincia di Lecco, che il Consiglio Comunale, nella seduta di lunedì 8 aprile, approva una delibera con cui istituisce le “zone rosse” e “le zone blu”.

Nulla a che abbia a che vedere con i colori delle facciate dei palazzi, sono le zone in cui l’apertura di un centro di accoglienza è rispettivamente vietato (zona rossa) o ammesso previo nulla osta del Comune (zona blu).

Le zone rosse – interdette all’accoglienza – sono quelle della stazione ferroviaria e le scuole, mentre le zone blu riguardano la biblioteca e gli oratori.

“Tra i centri di accoglienza e le zone sensibili dovrà esserci una distanza minima di 150 metri, misurata calcolando il percorso pedonale più breve“, recita la cervellotica delibera.

Favorevoli, ovviamente, le forze politiche della maggioranza (Lega, Forza Italia, Fratelli D’Italia), contrarie le opposizioni (Cittadini Uniti e Cambia Calolzio).

Il sindaco leghista Marco Ghezzi, nel suo intervento in Consiglio comunale, ha sottolineato che in questo modo si «realizza un piano di governo per la collocazione delle strutture d’accoglienza» e che, ovviamente, non si tratta di «un’operazione per impedire l’introduzione di centri di accoglienza».

Per Diego Colosimo di Cambia Calolzio, quello approvato è un provvedimento «privo di motivazione visto che non ci sono mai stati problemi con i richiedenti asilo e non avrà nessun risultato concreto».

La delibera parte da lontano: dal giugno dell’anno scorso, quando si è cominciato a discuterne nelle commissioni. All’inizio la distanza di sicurezza era addirittura di 300 metri ed erano considerati “zona rossa” anche gli oratori, ma poi questi ultimi sono passati a “zona blu” visto che è proprio in quei locali che sono ospitati circa una quindicina di richiedenti asilo.

D’ora in poi, le parrocchie che vorranno avviare nuove accoglienze, dovranno chiedere il nulla osta al Comune e, secondo noi, non sarebbe difficile ricevere un diniego dall’amministrazione.

Il Consiglio comunale di Calolziocorte sul tema sicurezza ha anche deliberato, a novembre 2018, l’introduzione del cosiddetto “Daspo urbano“, ossia una misura con cui il sindaco, in collaborazione con il prefetto, può multare e poi stabilire un divieto di accesso ad alcune aree della città per “chiunque ponga in essere condotte che impediscono l’accessibilità e la fruizione” di infrastrutture o luoghi pubblici che, guarda caso, coincidono con le zone rosse di questa ultima delibera.

Tra Daspo, distanze di minime pedonali di sicurezza e zone off limits, occorrerà un buon cartografo per semplificare la vita dei migranti di Calolziocorte.

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Di Michele Docimo

Aversano (in prestito a Trieste), eterno indeciso: giornalista free lance, comunicatore sociale, fotoreporter, videomaker, copywriter, storyteller, formatore, speaker ed autore radiofonico. Dirige NOTIZIE MIGRANTI [www.ntoziemigranti.it] e CONTRASTOTV [www.contrastotv.it]. E’ presidente di MIGR-AZIONI APS [www.migr-azioni.info]. A sei anni ha imparato a leggere e da allora non ha più smesso. Oggi sta cercando di imparare a scrivere. È convinto che gli africani salveranno gli italiani.

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