Il premio Amnesty 2020, sezione big, va a lui, Niccolò Fabi e alla sua canzone “Io sono l’altro”. Un testo-invito a mettersi nei panni dell’altro, una canzone contro-corrente che conduce al tempo dell’attesa prima che a quello del giudizio. In un momento storico in cui, di ritorno dalla frase “il covid ci renderà migliori” abbiamo assistito e assistiamo a tutt’oggi allo scatenarsi dell’odio che produce una ricaduta di reazioni a catena, dalla violenza verbale a quella fisica, sia online che per strada, la canzone di Niccolò Fabi restituisce la comprensione necessaria per osservare la realtà da uno scorcio privilegiato, spogliandosi della presunzione di essere il migliore.

Emanuele Russo, presidente di Amnesty International Italia, ha affermato: “In un momento drammatico come quello che stiamo vivendo non potevamo non premiare ‘Io sono l’altro’ di Niccolò Fabi, una riflessione sull’importanza dell’empatia, sull’altro, sul ‘diverso’. “Io sono l’altro” è un testo profondo che esalta la musica per merito della sua intensità, che racconta di un tempo in cui si tende a preferire egoismo e chiusura rispetto alla comprensione e alla conoscenza dell’altro. Racchiude in sé tutte le campagne che Amnesty International porta avanti da quasi 60 anni. Senza comprensione, empatia e rispetto reciproco non si potrà mai mettere fine alla catena di violazioni dei diritti umani a cui assistiamo, ogni giorno. ‘Io sono l’altro’, frutto della vena poetica e dell’impegno civile di Niccolò Fabi, sarà un prezioso alleato nelle nostre campagne in difesa dei diritti umani.”

Niccolò Fabi ha spiegato che “l’altro che mi interessa non è necessariamente il diverso, nella accezione più iconografica e scontata della diversità etnica sociale o religiosa. Ho provato a parlare semplicemente dell’altro e della sua importanza. Di ogni altro che è il potenziale responsabile della nostra salvezza come della nostra infelicità, così come reciprocamente noi lo siamo della sua. Sono particolarmente orgoglioso che Amnesty International e Voci per la libertà abbiano riconosciuto come riuscito il mio tentativo, premiando questa canzone”.

Nel comunicato si legge che in lizza per il Premio c’erano anche «Brunori Sas con “Al di là dell’amore”, Levante con “Andrà tutto bene”, Fiorella Mannoia con “Il peso del coraggio”, Motta con “Dov’è l’Italia”, Willie Peyote con “Mostro”, Daniele Silvestri con “Qualcosa cambia”, Tre allegri ragazzi morti con Pierpaolo Capovilla con “Lavorare per il male”, Margherita Vicario con “Mandela” e The Zen Circus con “L’amore è una dittatura”».

La sezione big del Premio Amnesty International Italia è stata creata nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente da un personaggio di spicco della musica italiana. La canzone, all’interno del disco “Tradizione e tradimento”, pubblicato a ottobre 2019 e anticipato proprio da “Io sono l’altro”, vedrà la premiazione premiazione durante il festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” in programma dal 31 luglio al 2 agosto a Rosolina Mare (Rovigo).

Elena Mascia

photo credit: Michele Docimo

Il Testo

Io sono l’altro
sono quello che spaventa
sono quello che ti dorme
nella stanza accanto

Io sono l’altro
puoi trovarmi nello specchio
la tua immagine riflessa
il contrario di te stesso
Io sono l’altro
sono l’ombra del tuo corpo
sono l’ombra del tuo mondo
quello che fa il lavoro sporco
al tuo posto

Sono quello che ti anticipa al parcheggio e ti ritarda la partenza
il marito della donna di cui ti sei innamorato
sono quello che hanno assunto quando ti hanno licenziato
Quello che dorme sui cartoni alla stazione, sono il nero sul barcone
sono quello che ti sembra più sereno
perché è nato fortunato o solo perché ha vent’anni in meno
Quelli che vedi sono solo i miei vestiti
adesso facci un giro e poi mi dici

Io sono il velo
che copre il viso delle donne
ogni scelta o posizione
che non si comprende
Io sono l’altro
quello che il tuo stesso mare
lo vede dalla riva opposta
io sono tuo fratello
quello bello

Sono il chirurgo che ti opera domani, quello che guida mentre dormi
quello che urla come un pazzo e ti sta seduto accanto
il donatore che aspettavi per il tuo trapianto
Sono il padre del bambino handicappato che sta in classe con tuo figlio
il direttore della banca dove hai domandato un fido
quello che è stato condannato, il presidente del consiglio
Quelli che vedi sono solo i miei vestiti
adesso vacci a fare un giro e poi mi dici
e poi mi dici
mi dici
e poi mi dici
mi dici
e poi mi dici
e poi mi dici
mi dici

Parliamone...

Di Elena Mascia

Ho iniziato a scrivere da bambina, per necessità, per aprire una finestra sul mondo di qualcun altro come quelle che mi venivano aperte dai libri che leggevo, da uno in particolare che non dimenticherò: Saltafrontiera, che a soli nove anni mi aveva trasportato nella vita, nelle difficoltà, nelle tradizioni, di bambini provenienti dai più diversi paesi al mondo. Non ho mai smesso di interessarmi alle tematiche sociali, non ho mai smesso di desiderare di poter ascoltare e raccontare le storie di vita vera e vissuta, senza distinzioni. E' per questo che sono diventata giornalista pubblicista, per continuare a raccontare l'invenzione della verità, che non ha niente di sorprendente, solo rapporti di causa ed effetto tra incroci di vita, di luoghi e di persone, l'unica strada che non voglio abbandonare.

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