Foglie di gelso. Racconti palestinesi | Autore: Aysar Al Saifi | Traduttori: Althea Pohl, Stefano Riva | Editore: Prospero Editore | Collana: – | Anno edizione: 2020 | Isbn / EAN: 9788831304214

AOSTA – I racconti brevi, asciutti ed essenziali, persino scheletrici, che Aysar Al-Saifi presenta nel suo libro Foglie di gelso. Racconti palestinesi, edito da Prospero Editore, sono schegge, veri e propri frammenti di una granata, di una mina che squassa l’aria, spacca la terra, smembra corpi e lascia sangue. Perché sono sconvolgenti, nella loro immediatezza, e perché investono con una forza d’urto impressionante, anche per chi non si sente molto preparato sulla questione palestinese, sull’esistenza di un popolo che resiste alle forze di Occupazione per la propria autodeterminazione e libertà.

La ricchezza della raccolta sta nel fatto, dichiarato fin dall’inizio, che i racconti siano basati su storie vere, su accadimenti reali, su una varia umanità che l’autore ha conosciuto, direttamente o meno; si è fatto custode e interprete delle tante storie che, intrecciandosi, compongono un epos intenso, una narrazione collettiva che non è solo narrativa ma, appunto, politica. Sono memorie, narrazioni che affondano la loro provenienza e origine in particolare dal campo profughi di Dheisheh, a Betlemme, uno dei più grandi della Cisgiordania, da cui è originario l’autore.

In “Foglie di gelso” è racchiusa le esperienze dei prigionieri, le loro sofferenze quotidiane, le ritualità e le inevitabili conseguenze di un assedio umano, sociale e civile da parte delle forze di occupazione. Strettissimo è il legame di ogni individuo con la propria famiglia, intesa non esclusivamente in senso biologico ma in affinità elettive che squadernano i rapporti e ne allacciano infiniti con chi subisce e patisce lo stesso destino furioso.

Altrettanto stretto è il rapporto con la terra, con gli alberi, gli animali, la natura intera, che si fa doppio correlativo oggettivo di amore e morte, di affetto e sofferenza: un legame forte, feroce, indissolubile, resistente a ogni attacco e ogni manomissione. C’è un campionario ricchissimo di testimonianze, dentro questo piccolo ma potente libro: spesso l’orizzonte è quello del carcere, con una tessitura fitta di legami tra carcerati e carcerieri, dove vengono esaltate le libertà dei primi e le schiavitù dei secondi, in un gioco di riflessi e rimandi che scava non solo nell’intimità umana ma anche nei rapporti di forza e potere che da millenni vandalizzano quell’angolo di mondo.

C’è della speranza, in fondo; questo libro è un richiamo alla resistenza, che sempre può essere agita, per il rispetto di quello a cui si crede, dei valori che si hanno, delle priorità che si decide di avere nella propria esistenza. Lo scenario della Palestina diventa così un exemplum valido per ogni altro orizzonte possibile, pur confermando in modo concreto e stabile tutti i riferimenti geografici e storici di una vicenda sanguinosa e astuta, nella quale la violazione del diritto umano è all’ordine del giorno.

Con questo suo linguaggio asciutto, diretto, essenziale, Aysar Al-Saifi ci chiama alla sveglia delle coscienze; ci esorta a informarci e a documentarci, perché tutto avviene lontano dai nostri occhi e dalle nostre orecchie. Distogliere lo sguardo, pare dirci, ci fa solo diventare complici.

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Di Giulio Gasperini

Nato nella Maremma toscana circa trent’anni fa. Nel 2010 pubblica la silloge “Patologia” assieme ai dipinti del pittore Paolo Cimoni. Nel giugno 2014 esce la raccolta “Migrando” (END Edizioni) con poesie dedicate alle migrazioni. Redattore di Chronicalibri.it, sito di libri e editoria, è consigliere dell’Ass. La Biblioteca dei Libri Perduti. Appassionato di viaggi e di geografie, soprattutto quando narratrici di storie, vive ad Aosta dove lavora come operatore sociale nel campo delle migrazioni.

Un pensiero su “Le schegge di una resistenza mai sopraffatta”
  1. Grazie per le tue parole accurate, forti e calorose e per la tua profonda comprensione tra le righe.
    Questo libro è come una piccola pietra che ho gettato in un serbatoio di ferro che è il mondo, forse creando una risonanza o un ritmo, o qualche inconveniente. Le tue parole e le parole di chi ha letto il libro e mi ha scritto in anticipo, mi fanno sentire che questa piccola pietra è stata ascoltata da molti. Quindi grazie ancora

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