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Donazione del Governo Italiano in favore dei rifugiati in fuga dal Mali

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime apprezzamento per la donazione del valore di 138mila euro che il governo italiano – attraverso Ministero per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione ed il Ministero degli Esteri – ha voluto concedere all’UNHCR in favore dei rifugiati in fuga dal Mali ed ospitati presso i campi profughi del Burkina Faso ed in particolare nel campo di Mentao.
 
La donazione, che consiste in 31 tonnellate di aiuti ed in particolare medicine e prodotti sanitari, biscotti energetici, tende, unità per la purificazione dell’acqua e aiuti umanitari di vario genere, ha raggiunto ieri Ouagadogou, capitale del Burkina Faso, seguita da una delegazione con a capo il Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi, accompagnato dal Direttore generale della Cooperazione allo sviluppo Elisabetta Belloni. Sono in corso ora le operazioni per far giungere gli aiuti nel campo di Mentao.
 
Da sei mesi circa l’instabilità a Bamako e nel nord del Mali hanno provocato un flusso di migliaia di persone verso i paesi limitrofi o verso altre aree dello stesso Mali. Da gennaio secondo le stime sarebbero oltre 365mila le persone costrette a fuggire. Di questi oltre 200mila persone sono fuggite oltre confine per trovare rifugio in Mauritania (89.400), Burkina Faso (65.000) e Niger (50.800). In tutti e tre i paesi la grande maggioranza dei rifugiati è costituita da donne e bambini.
 
L’UNHCR e le agenzie pertner sono strenuamente impegnati per garantire standard minimi umanitari ai rifugiati. In alcuni campi in Niger e Burkina Faso i rifugiati devono far fronte a una disponibilità d’acqua inferiore allo standard d’emergenza di 15 litri per persona al giorno.
 
Le condizioni di sicurezza nell’intera regione restano difficili e ostacolano la fornitura di assistenza umanitaria, oltre a limitare le capacità di reazione degli stessi rifugiati, sfollati e comunità locali d’accoglienza. In tutti e tre i paesi le aree nei quali arrivano i rifugiati sono remote e sottosviluppate, con servizi di base estremamente limitati.
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