ROMA –Paragonando chi svolge attività economiche con fini di arricchimento privato a chi svolge attività ‘economica’ senza fini di lucro (anche parziale) al fine di reinvestirne i ricavi nel sociale, si rischia di annichilire il terzo settore privando i cittadini – specie i più bisognosi – di servizi essenziali che lo Stato e gli enti locali non sono in grado di erogare, e che sarebbero insostenibili se assunti sui bilanci pubblici”.

Lo afferma oggi una nota della presidenza nazionale dell’Azione cattolica, esprimendo “profonda preoccupazione” per il parere non vincolante espresso dal Consiglio di Stato sul regolamento “Imu per il non-profit” prossimo ad essere varato dal governo.

Rammentando che “se l’Italia tiene” è proprio per “quella rete di assistenza e solidarietà integralmente fondata sul volontariato e sulla generosità”, l’Ac chiede al governo di “illustrare all’Europa – sono le direttive Ue a chiedere di modificare la regolamentazione Imu – le peculiarità del “non-profit” italiano”.

L’auspicio è che “il governo italiano, la cui azione è stata molto importante nell’ultimo anno perché l’Europa non apparisse una fredda macchina burocratica, completi la sua azione legislativa avendo piena considerazione del Paese reale, e sapendo coniugare il rigore nel riscuotere i giusti tributi con la piena consapevolezza di come funziona e cosa rappresenta in non-profit per milioni di bisognosi”.

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Di Redazione

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