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[LO SCAFFALE] – Terzo settore in fondo

terzo settore in fondoUna foto in copertina, un nero osserva la scritta che campeggia su un muro scalcinato: Avoid shoting blacks.

L’ultimo saggio edito dalla Edizionispartaco -“Terzo settore in fondo”, Cronistoria semiseria di un operatore sociale precario- sembra ruotare intorno a poche parole in un inglese stentato dipinte su quel muro.

“Evitare di sparare ai neri”. Marco Ehlardo per il suo esordio letterario ha deciso di affidare il delicato tema dell’accoglienza ai migranti a un’opera scevra da ogni falso moralismo, dal tono sarcastico e a tratti brutale, che spazza via cliché e luoghi comuni. L’analisi critica di un fenomeno sociale così complesso e sfaccettato, che l’autore riesce a evidenziare grazie alla sua pluriennale esperienza professionale nella gestione dei programmi di integrazione sociale, non compromette una narrazione fluida e coinvolgente.

Il merito di questa coraggiosa pubblicazione della casa editrice sammaritana è quello di riuscire ad abbandonare i canoni classici del saggio divulgativo senza rinunciare a un impietoso esame delle criticità del sistema italiano di assistenza ai migranti. L’obiettivo viene raggiunto grazie al particolare espediente letterario adottato dall’autore, che trasferisce uno spaccato della sua vita lavorativa in un racconto tragicomico, una sorta di diario di bordo di Mauro Eliah, alter ego di Marco Ehlardo.

Eliah è il tipico operatore sociale che lavora con i migranti nel napoletano. Costantemente in bolletta e super impegnato, il protagonista trascorre le sue animate giornate confrontandosi con una realtà locale composta da amministratori pubblici impreparati e inaffidabili, immigrati disperati, e sciacalli che sulle crisi umanitarie cercano di lucrare. Come se non bastasse, Mauro è chiamato ad affrontare una prova titanica: collaborare con il microcosmo associativo napoletano per l’annuale manifestazione pubblica del 20 Giugno in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.

Nel contempo, il protagonista coadiuvato dal suo eterogeneo e simpatico staff si imbatte in un richiedente asilo burkiné dal nome evocativo e dal temperamento da sindacalista, Thomas Compaoré. Thomas è un attivista sankarista, nonché carismatico giornalista, sfuggito alle persecuzioni del governo tirannico di Blaise Compaoré. Anche per lui il 20 Giugno sarà una data importante: dovrà comparire innanzi alla Commissione che valuterà la sua richiesta d’asilo e deciderà del suo futuro. Semplice, anzi no… perché Thomas è scomparso! Eliah e la sua squadra cominceranno un’affannosa ricerca nella terra di nessuno, tra Napoli e il casertano, dove migliaia di immigrati si trasformano in fantasmi sociali destinati ad ingrossare le schiera della criminalità organizzata o a diventarne schiavi.

Il countdown che avvicina il lettore al fatidico 20 giugno è puntellato dalla precisa descrizione di personalità ridicole, macchiettiste e di associazioni ridotte a carrozzoni politici. Una falsa tolleranza, forse peggiore dell’ostentato razzismo, sembra essere il filo comune che tiene unita la flebile filiera popolare-istituzionale a cui si aggrappano speranze e destini di migliaia di uomini. Ignoranza triviale, paura del diverso e negazione dei diritti umanitari relegano il migrante ora in una gabbia, alla stregua di una specie protetta, ora sul ciglio della strada a elemosinare giustizia; mai trattate quali persone di pari dignità, titolari di diritti e obblighi giuridici. A questo punto, quando ” la protezione effettiva termina con la concessione dello status di rifugiato “ e lo Stato italiano sparisce, il terzo settore viene meno ai suoi doveri. Un terzo settore gattopardesco, autoreferenziale, frammentato, incapace di collaborare e dare risposte concrete ad un popolo invisibile relegato nel limbo dell’istituto giuridico dei richiedenti asilo politico.

La critica si fa serrata, il sorriso sul volto di chi legge si trasforma in una ruga di espressione, un pizzico di amarezza inacidisce i pensieri.

“Terzo Settore in fondo” non solo informa; scuote le coscienze, indigna e obbliga ad una riflessione più profonda e equilibrata. Senza compromessi e sconti, Ehlardo rimette in discussione tutto, se stesso per primo e, alla fine di questa rapida lettura, il lettore si sentirà di sicuro più informato e consapevole, probabilmente più colpevole.

Giovanni Russo

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