ROMA – “Ecco cosa succede: buttano tutto, compresi documenti e soldi dei migranti a cui non è stato dato modo di recuperare gli effetti personali. La questura dice che la parte amministrativa del sequestro la segue la municipale, la municipale dice che è competenza della questura. Ci hanno assicurato che i beni sono solo sequestrati ma li hanno caricati su un camion dell’AMA. E l’autista ci ha confermato che è ‘andato a svuotare’ il tutto, non certo a metterlo in salvo in municipio. Blindati, idranti e 4 camion dell’AMA. È questa, quindi, l’emergenza di Roma per il Campidoglio”. Così i volontari di Baobab su facebook hanno commentato stamattina l’ennesimo tentativo di sgombero al presidio dei migranti di Baobab Experience a via Giovanni Chiaromonte, nei pressi della stazione Tiburtina di Roma.
Quello di stamattina è il diciottesimo sgombero in un anno e mezzo. “Siamo stati buttati giù dal letto poco dopo le 7, i migranti hanno avvertito una volontaria dell’arrivo delle forze di polizia“, racconta un operatore.
“Niente di nuovo direte voi. Ormai ci siamo abituati, anzi siamo quasi stanchi di sentirlo ripetere. E invece no, stavolta è diverso. E’ diverso perché le forze dell’ordine e l’Ama hanno buttato davvero tutto quello che c’era al presidio – continuano i volontari sempre su facebook -: effetti personali dei migranti, i loro soldi, le tende, i materassini, il gazebo dove distribuivamo i pasti, le panchine dove il gruppo legale raccoglieva le storie e aiutava i migranti a districarsi nella burocrazia, le taniche d’acqua che i volontari ogni giorno – più e più volte – si caricavano fino al nasone più vicino per riempirle. Hanno sgomberato anche il parcheggio più isolato, dove le tende non davano fastidio: nessun palazzo, nessun esercizio commerciale, niente di niente. Ma comunque ancora troppo visibile, ancora troppo alla portata delle donatrici e dei donatori che venivano a portare quello che avevano cucinato, a regalare vestiti, a proporre attività culturali e sportive. Vogliono che tutto ciò avvenga lontano, dove non si possa vedere come parliamo, ci supportiamo a vicenda e, sopratutto, ridiamo insieme”.
“Tutto è stato deliberatamente distrutto – è l’accusa dei volontari del Baobab -.Tutto è stato volutamente distrutto. Non ci sono spiegazioni, dopo due anni, che possono prescindere da una precisa volontà di mettere fine ad un’esperienza di solidarietà dal basso. Un’esperienza che ha fatto sì che dei migranti lasciati in balia di loro stessi in un paese straniero, trovassero invece un supporto: legale, medico e soprattutto umano. Si preferisce colpire la solidarietà e disperdere i più fragili, sperando magari che si creino degli episodi di disperazione per poter usare ancor di più il pugno duro”.
E continuano: “Lo stato, che dovrebbe rappresentare una comunità di donne e uomini, riesce ad utilizzare solo le proprie forze di controllo e repressione, invece di ricorrere alle forze sociali, che pure gli appartengono e che hanno dimostrato che un altro modello di accoglienza e convivenza è possibile. Ed è anche facile da realizzare. Peccato che queste forze sociali non vengano minimamente ascoltate dai rappresentanti delle istituzioni. Peccato, perché si potrebbe essere uniti in una causa comune, dove residenti e stranieri riescano a vivere meglio il fenomeno delle migrazioni”.
“Ma un altro messaggio di queste forze sociali rimane inascoltato – concludono –: il fatto che non siano disposte a cedere nemmeno per un minuto alla loro idea di solidarietà e fratellanza. Ancora le istituzioni non capiscono che non c’è sgombero che possa far sì che noi torniamo alla nostra vita ‘normale’ come se questi due anni non fossero mai stati vissuti. Allora eccoci qua: siamo di nuovo in piedi. Più volte ci colpiscono, più volte impariamo a rialzarci in fretta”.
photo credit: Baobab Experience