Ida B. WellsIda B. Wells

E’ stata definita una delle “prime e più intrepide giornaliste investigative” e in questi giorni, a distanza di ben 89 anni dalla sua scomparsa, ha ricevuto il premio Pulitzer (menzione speciale) per aver contribuito a “gettare le basi del giornalismo investigativo”.

Nata nel 1862 a Holly Springs – Mississipi – da genitori attivi nel Partito repubblicano, a 16 anni resta orfana a causa della febbre gialla che colpisce non solo il padre e la madre, ma anche uno dei cinque fratelli.

Costretta ad abbandonare gli studi al Rust College per assisterli, riesce a ottenere un lavoro come insegnante e inizia a viaggiare in treno da Memphis a Woodstock, un viaggio quotidiano che le cambierà la vita.

Nel 1884, dopo che anche i fratelli vengono avviati al lavoro presso una falegnameria, Ida B. Wells, acquista un biglietto di prima classe e sale sul treno, dove le viene chiesto di spostarsi nella zona destinata agli afroamericani. Ida non subisce “l’invito” e dà un morso al capotreno che tentava di spostarla.

Un fatto che segnò una svolta nella sua esistenza, insieme alla presa di coscienza di volersi impegnare attivamente contro discriminazione e crimini razziali. Inizia così la sua attività di giornalista, con articoli in cui si firmerà come “Iola”.

Un’attività costante che la porterà a diventare non solo giornalista, ma anche editrice di due giornali: The Memphis Free Speech and Headlight e Free Speech. Dal 1892, a seguito dell’assassinio di un amico e di due colleghi di lavoro, rivolge l’attenzione delle sue inchieste verso i gravi atti di linciaggio avvenuti nel paese. Ida viaggia alla ricerca di testimonianze da raccogliere, mettendo a rischio la sua stessa vita. Una ricerca sul linciaggio in America, raccolta in un reportage approfondito per il New York Age, giornale gestito da T. Thomas Fortune, un ex schiavo. La giovane donna lottò per sfatare il falso mito secondo cui gli uomini di colore venivano linciati per aver stuprato le donne bianche, sollevando il velo su quella che invece risultò essere una campagna terroristica per l’eliminazione definitiva dei neri americani. Appena trentenne, si trovò sotto costante attacco, tra minacce di morte e di aggressione. Atti che non fermarono il suo desiderio di giustizia: dopo aver avviato una vera e propria campagna anti-linciaggio approdata alla Casa Bianca nel 1898, la giornalista chiese al presidente McKinley di avviare delle riforme sul tema.

Non solo inchieste, ma anche attività per la difesa di diritti civili che la vedranno fondatrice di associazioni come la National Association of Colored Woman e l’Alpha Suffrage Club, dando un contributo determinante per la vittoria del suffragio femminile nell’Illinois, nel 1913. Morta per problemi renali a Chicago nel 1931, viene ricordata, dopo la menzione speciale del prestigioso premio, dalle parole di Roxanne Jones: “Ida B. Wells ha fatto un regalo prezioso all’America: una lunga eredità di donne onorate di camminare nella sua ombra e continuare il suo lavoro. Ed è stupendo vedere finalmente riconosciuto e premiato il ruolo della Wells nella storia. Era una grande americana che credeva nella verità e nella libertà. Ed è tempo che più parti del mondo conoscano la sua storia” (CNN). Per dirla con le parole del Chicago Tribune, Ida B. Wells, “con o senza riconoscimenti pubblici, è sempre stata lì”.

Noi la ricordiamo come ci piace pensare avrebbe voluto lei oggi, facendo risuonare le sue parole ancora una volta: Quattordici schiavi divennero quattro milioni […] La loro fatica non corrisposta aveva fatto fiorire questo paese come una rosa, creato una grande ricchezza per i padroni e reso gli Stati Uniti una delle potenti nazioni della terra”.

Parliamone...

Di Elena Mascia

Ho iniziato a scrivere da bambina, per necessità, per aprire una finestra sul mondo di qualcun altro come quelle che mi venivano aperte dai libri che leggevo, da uno in particolare che non dimenticherò: Saltafrontiera, che a soli nove anni mi aveva trasportato nella vita, nelle difficoltà, nelle tradizioni, di bambini provenienti dai più diversi paesi al mondo. Non ho mai smesso di interessarmi alle tematiche sociali, non ho mai smesso di desiderare di poter ascoltare e raccontare le storie di vita vera e vissuta, senza distinzioni. E' per questo che sono diventata giornalista pubblicista, per continuare a raccontare l'invenzione della verità, che non ha niente di sorprendente, solo rapporti di causa ed effetto tra incroci di vita, di luoghi e di persone, l'unica strada che non voglio abbandonare.

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