Al Festival di Venezia è stato presentato, evento speciale fuori concorso, il documentario “Narciso in vacanza“, di Renato Terra e Riccardo Calil, che racconta del periodo più difficile della vita di Caetano Veloso, quello della prigionia sotto la dittatura militare, nel 1968,  di Humberto de Alencar Castelo Branco.

«Sono uscito di casa per fare un’intervista, mi sono ritrovato immerso nel mio passato». Una prova estrema, quella della detenzione, che il fondatore e maximo cantore del tropicalismo dovette affrontare per il suo attivismo politico ed i testi delle sue canzoni.

Un orrore e, allo stesso tempo, una storia: quella della dittatura brasiliana ai più sconosciuta e, tuttavia, non meno violenta rispetto a quella cilena ed argentina.

Quell’orrore e quei 54 giorni di prigionia, però, ed aggiungiamo per fortuna, non hanno piegato l’arte, le idee e la poesia di Caetano Veloso.

«La situazione ora è diversa – spiega l’artista – ma il modo di gestire la cosa pubblica spesso nel mio Paese non è democratico. Oggi poi le nostre paure sono legate al timore di perdere i diritti acquisiti, allora non ne avevamo proprio».
«Dietro una parvenza di democrazia – prosegue Veloso, più combattivo che mai – c’è una minaccia più subdola, meno chiara, all’epoca c’era una struttura autoritaria, ora invece c’è quasi una contaminazione, una trama che cerca di infiltrarsi tra le maglie della democrazia, impedendo di fatto la circolazione delle idee, l’affermazione dei diritti e per la cultura è più difficile incidere, anche se ha sempre la possibilità di mettere in scacco e in crisi l’establishment se vuole».

In attesa di poterlo vedere, magari in sala, pubblichiamo qui sotto il trailer

Parliamone...

Di Michele Docimo

Aversano (in prestito a Trieste), eterno indeciso: giornalista free lance, comunicatore sociale, fotoreporter, videomaker, copywriter, storyteller, formatore, speaker ed autore radiofonico. Dirige NOTIZIE MIGRANTI [www.ntoziemigranti.it] e CONTRASTOTV [www.contrastotv.it]. E’ presidente di MIGR-AZIONI APS [www.migr-azioni.info]. A sei anni ha imparato a leggere e da allora non ha più smesso. Oggi sta cercando di imparare a scrivere. È convinto che gli africani salveranno gli italiani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *