Peacekeeper Unifil sotto attacco in Libano

Attacchi alle basi Unifil, vai direttamente all’aggiornamento [cliccando qui]

Negli ultimi giorni, la situazione nel sud del Libano si è intensificata, con diversi episodi che hanno visto l’esercito israeliano attaccare basi della missione UNIFIL (Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite), che include anche due basi italiane.

Secondo le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto, i militari italiani sono stati coinvolti in una serie di incidenti che hanno messo a rischio la loro sicurezza, portando l’Italia a protestare formalmente con Israele e con le Nazioni Unite.

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Incidenti contro le Basi UNIFIL

L’esercito israeliano ha preso di mira tre basi UNIFIL, due delle quali italiane. La base UNP 1-31, gestita dal contingente italiano, è stata colpita da colpi di armi portatili, e un drone israeliano ha ripetutamente sorvolato l’area, rendendo la situazione critica per i militari. Fortunatamente, non ci sono stati feriti tra i soldati italiani, ma sono stati danneggiati i sistemi di comunicazione tra la base e il comando UNIFIL a Naqura. La missione UNIFIL, composta da un migliaio di militari italiani, continua ad operare in condizioni sempre più precarie, con due caschi blu indonesiani feriti in un attacco a Naqura.

La Risposta dell’Italia e delle Nazioni Unite

In risposta agli attacchi, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso il suo disappunto direttamente al ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, e all’ambasciatore di Israele in Italia, sottolineando l’inaccettabilità della situazione. Crosetto ha trasmesso anche una comunicazione formale alle Nazioni Unite, chiedendo maggiore attenzione e collaborazione internazionale per evitare ulteriori escalation e per garantire la sicurezza dei militari italiani.

L’UNIFIL è una missione cruciale per mantenere la pace e la stabilità nel Libano del sud, un’area che negli ultimi anni è diventata un punto caldo per i conflitti tra Israele e gruppi armati libanesi come Hezbollah. Gli incidenti recenti mettono in luce quanto sia fragile la situazione, ma anche l’impegno dell’Italia nel mantenere la pace e la sicurezza nella regione.

Il Contesto Umanitario

Questa escalation, avvenuta a poche settimane dagli ultimi attacchi, non fa altro che acuire il dramma umanitario che colpisce da decenni la popolazione libanese. I continui bombardamenti creano una tensione costante, peggiorando le condizioni di vita dei civili. Il ruolo di UNIFIL, così come quello dei caschi blu italiani, diventa sempre più importante non solo per la stabilizzazione della regione, ma anche per proteggere i diritti umani e facilitare il dialogo tra le parti in conflitto.

L’Italia, attraverso il suo impegno nella missione UNIFIL, continua a promuovere la pace e il dialogo in una delle aree più turbolente del Medio Oriente. La protezione dei militari italiani è una priorità, ma l’obiettivo finale rimane quello di contribuire alla stabilità e alla fine delle ostilità in una regione devastata dalla guerra.

Continuano gli Attacchi alle Basi UNIFIL

L’ultimo attacco è avvenuto contro la base 1-31, gestita dal contingente italiano. Due muri di demarcazione sono stati abbattuti dalle forze israeliane, aggravando una situazione già tesa dopo gli episodi precedenti che hanno colpito il quartier generale UNIFIL a Naqura. Il personale italiano ha ribadito, in risposta a richieste di spostamento da parte di Israele, che non abbandonerà le basi, come sottolineato dalle parole del ministro della Difesa Guido Crosetto: “Non saremo mai noi che ci spostiamo perché qualcuno ce lo impone con la forza.”

Reazioni Internazionali: Michel, HRW e la Cina

Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha definito “irresponsabili e inaccettabili” gli attacchi a una missione di pace, ribadendo l’importanza di rispettare il diritto umanitario internazionale. Human Rights Watch (HRW) ha richiesto un’indagine indipendente da parte delle Nazioni Unite, accusando Israele di violare le leggi di guerra.

Anche la Cina ha condannato fermamente gli attacchi, con la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning che ha descritto l’azione come una “grave violazione del diritto internazionale umanitario”. Queste voci si uniscono al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha dichiarato che “gli spari contro i peacekeepers dell’ONU rappresentano una chiara violazione del diritto umanitario.”

L’Italia: Una Posizione Flessibile ma Decisa

Di fronte alla gravità degli eventi, l’Italia ha riaffermato il proprio impegno nella missione UNIFIL, insistendo sulla necessità di mantenere una presenza stabile per garantire la pace nella regione. Il vicepremier Antonio Tajani ha dichiarato che “i soldati italiani non si toccano”, mentre il ministro degli Esteri ha richiesto spiegazioni al governo israeliano, descrivendo l’attacco come inaccettabile e ribadendo che le prove dimostrano la responsabilità di Israele.

Il ministro della Difesa Crosetto ha adottato una linea dura, ribadendo che l’Italia non si farà intimidire e che non lascerà il Libano a seguito di pressioni militari. “Non si parla di ritiro delle truppe italiane, parliamo sempre di missione Unifil. Qualunque decisione viene presa dalle Nazioni Unite e penso che la prossima settimana si troveranno per parlare di questa cosa” Le sue dichiarazioni, fatte durante una visita in Kosovo, a difesa dell’importanza strategica e simbolica della presenza italiana nel sud del Libano.

AGGIORNAMENTO – Borrell: “Troppo tempo per dire qualcosa a sostegno di Unifil

“Ci è voluto troppo tempo per dire qualcosa più che evidente, ovvero che è inaccettabile attaccare l’Unifil: avrei voluto che gli Stati membri raggiungessero un’intesa più velocemente”. Lo ha detto l’alto rappresentante Ue, Josep Borrell, arrivando al Consiglio Esteri del Lussemburgo.
“Non è il segretario generale dell’Onu che decide se le truppe dell’Unifil devono restare in Libano ma il Consiglio di sicurezza, quindi si smetta di attaccare Guterres ha detto Borrell precisando, inoltre, che non c’è accordo tra i 27 sull’embargo di armi a Israele, dato che alcuni Paesi chiedono di “aumentare” le consegne e non ridurle.
“Gli aiuti in ingresso a Gaza sono al punto più basso dall’inizio della guerra. La fame è usata come arma. La gente è esausta e non si può spostare da nord a sud ancora”, ha sottolineato Borrell. (Aggiornato alle 13.20 del 14.10.2024)

AGGIORNAMENTO – Israele accusa: “Unifil fa scudo a Hezbollah, si ritiri”

Il ministro israeliano Eli Cohen ha accusato su X le forze di peacekeeping dell’Unifil nel Libano meridionale di essere una forza “inutile” che non è riuscita a proteggere gli israeliani dagli attacchi di Hezbollah.
“Queste forze non hanno contribuito in alcun modo al mantenimento della stabilità e della sicurezza nella regione, non hanno garantito l’applicazione delle risoluzioni Onu e fungono da scudo per Hezbollah”. Cohen si rivolge poi al segretario dell’Onu Guterres: “E’ giunto il momento che lei risponda alla richiesta che le è stata rivolta, che ritiri l’Unifil dalle zone di conflitto e smetta di fare il gioco di Hamas“.

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