L’Europa alza i muri. UE dichiara guerra ai migranti

L’Unione europea ha cambiato voce.

Non parla più di accoglienza, né di integrazione.La nuova lingua ufficiale è fatta di parole come rimpatrio, deterrenza, deportazione, hub esterni.A Bruxelles i ministri dell’Interno hanno approvato la svolta più dura mai vista sulla gestione dell’immigrazione. Il lessico è burocratico ma gli effetti sono politici, sociali e profondamente umani: la migrazione viene trattata come una minaccia, non come un fenomeno strutturale.Il commissario europeo Magnus Brunner la chiama “svolta”.
Il ministro Piantedosi parla addirittura di “vittoria italiana”.
Noi la chiamiamo per quello che è: un arretramento storico sui diritti umani.

Rimpatri, detenzione e deportazione

Il nuovo regolamento europeo sui rimpatri introduce:

  • detenzione anche in carcere
  • divieti d’ingresso a vita
  • possibilità di creare hub di rimpatrio fuori dall’Ue

Non si tratta di una politica migratoria: è una politica penitenziaria applicata a persone che non hanno commesso reati.

“Paesi sicuri” per decreto

L’Europa pubblica ora una lista di Stati dichiarati “sicuri”: Egitto, Tunisia, Bangladesh, Marocco, India…

Chi arriva da lì? Procedura accelerata. Possibilità di espulsione. Presunzione di insicurezza ribaltata.

Sparisce il diritto d’asilo individuale. Arriva la giustizia sommaria geografica.

Albania modello Europa

Il piano italiano dei centri in Albania non è più un’eccezione. Diventa prototipo europeo. Ciò che ieri veniva criticato, oggi viene esportato. Non più protezione, ma esternalizzazione del problema.
Non soluzioni, ma nascondigli geopolitici.

L’Europa della paura

Dietro la retorica della sicurezza c’è la politica del consenso:

  • AfD cresce in Germania
  • Orban soffia sul fuoco in Ungheria
  • Meloni detta l’agenda
  • la socialdemocrazia si adegua

Il migrante diventa il nemico perfetto: non vota, non conta, non risponde.

E la pace?

Non esiste politica di pace senza diritti. Chi respinge oggi apre il conflitto di domani. I muri non fermano i movimenti. Li rendono solo più violenti.

E noi da che parte stiamo?

Noi di Notizie Migranti stiamo:

  • dalla parte di chi attraversa, non di chi respinge
  • dalla parte delle persone, non dei regolamenti

Se questa è la “nuova Europa”, allora sarà necessario costruirne una nuova davvero.

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