Mettiamola così: “Se stessi scappando dalla tua terra, qual è l’unico strumento tecnologico che porteresti con te?”. È la domanda con cui inizia il video- esperimento realizzato dalla BBC Media Action. Lo scopo dell’esperimento è portare gli spettatori direttamente dentro lo smartphone di un migrante.
Parte, dunque, il viaggio, dalla Siria o dall’Afghanistan, con le mappe che tracciano il percorso e i messaggi scambiati con amici e parenti. Ma vengono visualizzati anche i diversi problemi tecnici, come la card che non funziona o la batteria che costantemente si spegne.
Per tutta la durata del video si vive l’ansia del rifugiato: in bilico tra quello che succede a lui e ciò che avviene al suo smartphone: i pericoli del viaggio e la carica della batteria sempre più insufficiente. Alla fine del video sullo schermo appare la scritta: “La crisi dei rifugiati non è finita”.
Il video è legato a uno studio sulle esperienze in materia di comunicazione e informazione sulla base di interviste fatte a 79 rifugiati e 45 operatori umanitari. Lo scopo è quello di esaminare i comportamenti e le esigenze prioritarie d’informazione di profughi in tre aree: il loro viaggio, nei campi di “transito” in Grecia, e in Germania.I risultati evidenziano il bisogno dei migranti di informazioni critiche su come sopravvivere nella loro situazione attuale, e rispetto a quello che gli succederà in futuro. Inoltre i rifugiati hanno chiesto di essere ascoltati e di raccontare le loro storie, e partecipare al dialogo che fornisce loro supporto fisico, sociale e psicologico. La ricerca sulle esigenze di comunicazione dei profughi è stata condotta in collaborazione con Dahlia, ed è commissionata e finanziata dal governo del Regno Unito.
Il video è anche un utile supoporto da opporre allo stereotipo che il possesso di smartphone indichi benessere economico e la recente ondata di stupida indignazione verso il possesso di questi dispositivi da parte di rifugiati.
photo credit: Corteo Ex-MOI (TO, 14.03.2015) via photopin (license)