Smettete di combattere e fate pace

Smettete di combattere e riconciliare è un messaggio ai talebani da parte di individui che hanno perso i loro vicini e cari nel conflitto in corso. 
Mohammad Hassan, un cugino di Zakia che è stato ucciso nell’attacco armato in un centro educativo IN Afghanistan a Kabul il mese scorso, ha detto che la sua perdita ha portato un dolore indimenticabile alla famiglia. Da allora sua madre ha avuto un infarto. “Era una brava ragazza le mancava un anno al completamento della sua istruzione scolastica. Voleva prepararsi per i test d’ingresso“, ha aggiunto Hassan. 

Nazanin, una residente della provincia di Farah che ha perso suo padre in un’esplosione, ha detto che ha studiato nella terza classe. “La pace è una benedizione; Potrei diventare un dottore se c’è pace. Mio padre era un funzionario di polizia ucciso dai talebani. Voglio che i talebani si riconcilino e smettano di combattere”. 

Più di 2.500 persone sono state uccise e ferite a settembre in Afghanistan, con un calo del sette per cento delle vittime, ma un aumento del 20 per cento degli attacchi, rispetto ad agosto, secondo le statistiche . 

A settembre, 169 attacchi hanno avuto luogo in diverse parti del paese, rispetto ai 163 di agosto. Sempre nello scorso mese sono state uccise 1.460 persone e altre 1.140 sono state ferite in 29 province del paese. Nella maggioranza dei casi si tratta di vittime da combattimenti faccia a faccia piuttosto che da attacchi suicidi, aerei o attacchi mirati ed esplosioni.

Il mese scorso, 20 attacchi sono avvenuti a Nangarhar, 16 a Jawzjan, 15 a Kandahar, 14 a Farah, 11 a Faryab e Zabul, 10 a Helmand e altri 22 in altre province dell’Afghanistan . A settembre non ci sono state notizie di vittime da Bamyan, Nuristan, Daikundi, Nimroz e Panjsher. Esperti militari affermano che la presenza di Daesh e di altri gruppi militanti ha portato a un’ondata di insicurezza a Nangarhar.

L’amara  conta delle vittime 

A settembre, in Afghanistan, 1.460 persone sono state uccise e 1.140 altre sono rimaste ferite. Tra le vittime: ribelli, forze di sicurezza e civili. Ma Pajhwok non è stato in grado di compilare cifre relative alle perdite perché diverse fonti hanno fornito versioni differenti. D’altro canto, le conclusioni di (CPAG) mostrano che 240 persone sono state uccise e più di 350 altre ferite in 20 province il mese scorso. Il mese scorso, non è passato neanche un giorno senza attacchi o vittime. L’11 settembre, 540 persone sono state uccise e ferite in serie di attacchi in diverse parti del paese.

In questo giorno più micidiale, un attacco suicida ha preso di mira i manifestanti nella località Daka del distretto di Momand Dara a Nangarhar. Cinquantuno persone sono state uccise e altre 150  sono rimaste ferite nell’attacco. L’attentato suicida ha preso di mira i civili che protestavano contro un comandante della polizia locale afghana.

L’analisi

Gli analisti della difesa collegano l’ascesa e la caduta delle vittime in una o l’altra area all’approccio tattico verso la lotta. Gli esperti militari ritengono che più incidenti si verificano in un luogo più popolato della guerriglia. Le forze afghane, supportate da truppe straniere, sono state impegnate in combattimenti con i talebani negli ultimi 17 anni.
Le esperienze passate mostrano vittime e attacchi in Afghanistan in estate e in inverno.

Secondo i rapporti di Pajhwok, in primavera ed estate dell’anno si sono verificati combattimenti più pesanti che in inverno e in autunno. Sebbene ci sia stato un calo delle vittime nel mese di settembre, nel complesso l’anno in corso è stato più micidiale. In media, oltre 19.000 persone sono state uccise e ferite nei primi nove mesi dell’anno scorso. Quest’anno oltre 20.500 persone sono state uccise e ferite nei primi otto mesi. L’anno scorso, 25.000 persone sono state uccise e ferite in tutto il paese.

Atai Walimohammad

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Di Atai Walimohammad

Nato in Afghanistan nel 1996, dopo aver frequentato la scuola superiore di Nangarhar, si è specializzato in grammatica di inglese presso Kabul English Language Centre. Si è occupato attivamente di diritti umani sin da piccolo, era piccolo quando suo padre Medico Atta Mohammad fu ucciso dalla gente del posto con l’aiuto dei talebani. Già in qualità di giovane insegnante e Artista delle sculture per Atai English Language Centre (2011-2012) aveva sviluppato un interesse particolare per i diritti delle donne e bambini del suo villaggio. Fin dai primi anni della sua infanzia si abitua a vivere a contatto con la guerra, della quale sperimenta tutte le passioni attraverso i successi e le sconfitte di suo padre. Atai imparò tanto dai libri lasciati dal suo papà, il suo papà cercò di spiegare al popolo afgano che l'istruzione è arma più del fucile, e per questo fu rapito dai talebani ed impiccato in una pubblica esecuzione. Nel 2012 Atai Walimohammad scampa miracolosamente ad un attentato talebano, chiede ed ottiene asilo in Italia, dove inizia un capillare lavoro di informazione e dialogo interreligioso e interculturale. Si è laureato in Italia in scienza della mediazione linguistica, fa l’interprete e mediatore interculturale presso commissioni territoriali, tribunali, questure e ospedali. Lavora nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati. vuole diventare medico come suo padre e si sta preparando per cominciare il corso di laurea in medicina.

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