“Salute Mentale dei Migranti: tendenze a livello Europeo e approccio transculturale” è il tema del convegno organizzato dall’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (Inmp), che si terrà il 7 giugno alle ore 9:00 presso l’Aula Agostini dello stesso Istituto, in Via San Gallicano 25/a – Roma.
Il convegno, a cui parteciperanno studiosi e specialisti di numerose Università e istituzioni sanitarie nazionali e internazionali, ha lo scopo di sollecitare un dialogo sull’attuale situazione della salute mentale delle popolazioni migranti in Europa, e sugli approcci innovativi per affrontare la sua complessità, non solo dal punto di vista terapeutico ma anche socioculturale. In apertura, il Prof. Dinesh Bhugra, Professore Emerito di Salute Mentale e Diversità Culturale presso l’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze del King’s College di Londra, Presidente dell’Associazione Mondiale di Psichiatria, e uno dei massimi esperti a livello internazionale di psichiatria transculturale, terrà una lezione magistrale sulla salute mentale dei migranti in Europa.
“È fondamentale aprire maggiori spazi di riflessione su temi rilevanti come la salute mentale delle popolazioni migranti, che è l’obiettivo principale di questo evento – dichiara Concetta Mirisola, direttore generale dell’Inmp, ente pubblico afferente al Ministero della Salute. Il crescente numero di rifugiati, richiedenti protezione internazionale e migranti che arrivano o transitano in Italia, pone diverse e complesse sfide in termini di salute mentale anche nel nostro Paese: dalle politiche ai programmi da attuare, fino ai servizi all’assistenza da assumere e garantire. Per questo, è importante riflettere insieme sulle possibili strategie efficaci per affrontare le sfide poste dal fenomeno attuale e in crescita. In particolare, è importante che gli operatori socio-sanitari che assistono le popolazioni migranti abbiano le giuste competenze acquisite attraverso una formazione specifica che tenga conto anche e soprattutto degli aspetti transculturali, oppure che vengano supportati da figure professionali, come i mediatori transculturali, esperti in ambito sanitario. Da una parte, questo permetterebbe loro di comporre un quadro ancora più completo relativamente alla valutazione dello stato di salute di queste persone particolarmente vulnerabili e a forte rischio di esclusione sociale, e dall’altra rappresenterebbe un importante sostegno nell’offrire risposte diagnostico-terapeutiche efficaci e appropriate ai bisogni di salute, spesso complesse, dei migranti”.
Un impegno che tutto il Personale dell’Istituto persegue giornalmente attraverso un modello socio-assistenziale integrato di presa in carico delle persone più svantaggiate, quali sono i migranti che arrivano nel nostro Paese dopo aver subìto indescrivibili violenze e traumi. Tale impegno è mirato a fronteggiare, all’interno del Servizio pubblico, le complessità sociosanitarie poste da queste popolazioni, attraverso un approccio olistico orientato alla persona, che prevede un “ascolto attivo” e rispettoso delle diversità e si concretizza attraverso équipe multidisciplinari e transculturali, delle quali fanno parte il personale medico così come psicologi, assistenti sociali, antropologi e mediatori transculturali esperti in ambito sanitario. Inoltre, per ampliare la comprensione dei fenomeni legati all’immigrazione e all’impatto della povertà sulla salute della popolazione, l’Inmp si avvale del lavoro dell’Osservatorio Epidemiologico nazionale e del Centro di riferimento della Rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo socio-sanitario legate alle popolazioni migranti e alla povertà, operanti all’interno dell’Inmp, che di conseguenza può ritenersi punto di riferimento pubblico per l’assistenza d’avanguardia ai neglectis rejectisque del nostro tempo.
“E’ una sfida volta a superare le distanze e riconoscere a tutti, nessuno escluso, i diritti fondamentali e universali. Il primo diritto umano è il diritto alla salute – conclude Mirisola – perché salute vuol dire sviluppo, vuol dire vita. Come la vita di tanti minori stranieri, accompagnati e non, che arrivano in Italia e che curiamo sia negli ambulatori di Roma sia negli hotspot di Lampedusa e Trapani-Milo. I più deboli tra i deboli, testimoni e vittime di crudeltà aberranti, a rischio più degli altri di sviluppare patologie mentali invalidanti. E’ soprattutto a questi bambini e ragazzi (aumentati del 20% i minori stranieri non accompagnati sbarcati in Italia nei primi cinque mesi del 2017, e da gennaio 5.500 quelli registrati) che dobbiamo garantire il diritto alla vita e alla salute costruendo attorno ai loro bisogni, quella rete di protezione e di cura necessarie, quella ‘visione’ attenta e inclusiva capace di tenere insieme la società, attraverso un tessuto connettivo di valori e principi oggi non più negoziabili”.
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